La fastidiosissima e dolorosa sindrome da “spalla congelata” può essere scoperta subito e curata nel modo giusto, ecco come.
Comunemente prende il nome di sindrome da “spalla congelata”, ma la dicitura scientifica più corretta è capsulite adesiva della spalla. Si tratta di un disturbo particolarmente doloroso e invalidante, che provoca diversi fastidi.
La capsulite adesiva della spalla è una patologia infiammatoria che causa dolore. Via via che si sviluppa tende a bloccare chi ne soffre limitandone molto i movimenti. Il risultato è di ritrovarsi con una spalla rigida, che si fa estrema fatica perché ogni piccolo gesto genera un forte spasmo. Si manifesta prevalentemente nelle donne, ma può colpire entrambi i sessi in una fascia d’età che in genere va dai 35 ai 55 anni.
I primi sintomi sono di una lieve infiammazione. Questi poi crescono progressivamente nel giro di pochi giorni fino ad arrivare alla fase di dolore acuto. Spesso perciò si tende a non accorgersi per tempo che si tratta della patologia in questione, scambiandola per un irrigidimento muscolare o un’infiammazione di altro tipo. Così la sofferenza aumenta solamente prima di intervenire e curare il disturbo.
Come prevenire e curare la sindrome da “spalla congelata”
Sono tre le fasi in cui si sviluppa la capsulite adesiva della spalla e può estendersi nel giro di pochi giorni o nell’arco di alcuni mesi. In un primo momento si verifica il cosiddetto “congelamento”, ovvero l’acutizzazione del dolore con la progressiva perdita di movimento della spalla. Poi, nella seconda fase, anche se il disagio è alleviato dai farmaci la rigidità della spalla persiste. Si passa successivamente ad un terzo stadio in cui c’è il recupero parziale, seguito da quello totale, della funzionalità della spalla.
La patologia si presenta quando la capsula del tessuto connettivo si restringe e si infiamma. È fondamentale intervenire per tempo prima che il dolore si acutizzi. Può risolversi senza l’assunzione di nessun medicinale, ma nel momento in cui il malessere supera una certa soglia si può intervenire con una terapia cortisonica orale.
Muovere il braccio, pur con fatica, è consigliato per attivarlo e ridurre il congelamento e quindi il blocco. Se è possibile – cioè se il dolore non è troppo forte da impedirlo – è bene tenerlo allenato e rotearlo con delicatezza, il più possibile.
Nel caso di dolore molto forte il medico può usare un trattamento tempestivo con punture cortisoniche che hanno un effetto quasi immediato e ridurre il dolore in modo consistente in tempi brevissimi. Se il problema persiste da lungo tempo, potrebbe rendersi necessaria la fisioterapia per un pieno e corretto recupero funzionale dell’articolazione.