I sindacati degli insegnanti hanno denunciato casi di abuso durante i colloqui per lʼassunzione, ma il ministro dell’istruzione assicura: «Abbiamo gli strumenti per censurare le storture»
Il nuovo anno scolastico 2016/17 è ormai alle porte e la “chiamata diretta” è una delle novità introdotte dalla riforma voluta dal Governo Renzi: i docenti anziché essere assegnati dalle istituzioni scolastiche attraverso punteggi e anzianità, verranno selezionati attraverso un colloquio svolto dai presidi. Ma in particolare nelle Marche sono già stati segnalati dai sindacati casi di colloqui non appropriati. Il segretario generale della Uil Scuola, Pino Turi ha detto: «Siamo alla preistoria dei diritti essenziali della persona: la denuncia parte dalle Marche, nelle scuole i presidi pretendono ‘garanzie’ anacronistiche. Maternità e figli piccoli sono fattori discriminanti». «Dare poteri discrezionali ad una sola persona, senza prevedere validi contrappesi, è un errore che va subito corretto, la contrattazione è lo strumento giusto e il rinnovo del contratto può essere la sede per farlo. Se ne convincano i ‘falchi’ che hanno determinato la rottura del dialogo che va subito ripreso». La ministra dell’Istruzione Stefania Giannini è subito intervenuta in merito commentando duramente quanto segnalato: «I presidi non discriminino le donne nei colloqui per la chiamata diretta, in particolare con domande su figli o gravidanze». «Se qualche dirigente ha davvero chiesto alle docenti informazioni sui figli e su possibili aspettative in caso di gravidanze è grave. Non è questo lo spirito dell’individuazione per competenze degli insegnanti voluta dalla legge 107. Ho chiesto un approfondimento agli Uffici Scolastici Regionali e invito le insegnanti a segnalare questi casi agli Uffici. Ora abbiamo tutti gli strumenti per censurare le storture, grazie anche al nuovo sistema di valutazione dei dirigenti scolastici approvato a giugno».
Il commento del segretario generale Flc Cgil
Domenico Pantaleo, segretario generale Flc Cgil ha commentato la notizia dichiarando: «Com’era prevedibile la chiamata diretta dei docenti dagli ambiti alle scuole sta determinando numerosi casi di discriminazioni e umiliazione, in particolare nelle donne. La chiamata diretta non solo calpesta la costituzione perché cancella la libertà di insegnamento, ma anche perché mette in discussione diritti sociali e civili fondamentali. Il Parlamento intervenga immediatamente per evitare che le scuole si trasformino in aziende, con un mercato senza regole, eliminando libertà e democrazia».