Anche la Brexit ha le sue colpe. Quali? Quella di infrangere i sogni di chi sperava, se tutto fosse andato male, di riparare all’estero come fino a oggi hanno fatto in tanti. Gli italiani, moltissimi anche da Catania, che non sono riusciti a trovare una sistemazione economica dignitosa nel proprio Paese, hanno dovuto ripiegare all’estero per mettere da parte qualche risparmio e mantenersi senza l’aiuto delle famiglie d’origine. Basta poco, in fin dei conti, un budget minimo per chi ha qualcosa da parte o chiedere un prestito di 5000 euro per coprire le spese iniziali (dettagli su http://espertoprestiti.com/prestito-5000-euro), della casa e del sostentamento almeno per qualche mese, e poi si trova un lavoro e ci si rimette in pari. Questo, almeno, era quanto si era sinora fatto, ma con l’uscita dell’UK dall’Unione Europea le cose sono destinate a cambiare e chi aveva conservato un sogno londinese nel cassetto, sarà costretto, tra un paio d’anni, a rivedere i propri piani. Chi perde il lavoro in Italia, soprattutto al sud, ha grosse difficoltà a trovarne un altro. Inutili le manifestazioni dei sindacati, se non si pensa a un reale piano di sviluppo per la Sicilia e per tutto il sud in generale. Difficile specialmente per chi ha superato i 45 anni e che viene ormai ritenuto, nel nostro paese, fuori mercato.
Scendere in piazza, dunque, serve ad attirare l’attenzione, ma di chi? Se chi dovrebbe occuparsi come priorità di questa situazione, sembra non rendersi conto della gravità dei fatti? Perché non vengono messi in rilievo quelle che sono le vere potenzialità di una regione tanto grande e ricca di iniziative, basti pensare al numero delle start up che sono nate sull’isola nell’ultimo anno? Dovrebbero essere incentivate queste potenzialità, dovrebbero essere sfruttate, dando un punto di inizio non solo alla regione, ma a tutto il sud in seconda istanza e al Paese più in generale.
Fortunatamente il comparto del turismo continua a trainare un’economia fin troppo stanca, regalando preziose opportunità anche a chi sta cercando un novo impiego, laddove però non si utilizzino i vaucher, ma il lavoro sia regolato da un contratto a tempo, anche determinato, ma che dia la possibilità di percepire un TFR e di richiedere, eventualmente, l’indennità per disoccupazione.