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Nizza, terrorista si scatta foto prima della strage: le istantanee ritrovate sul telefonino

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Anna Porcari

Scoperti alcuni dettagli sull’attentatore 31enne di Nizza: l’uomo aveva affittato il tir il 12 luglio. Il 31enne che ha ucciso 84 persone, aveva scattato alcune foto col proprio telefonino accanto al Tir. L’uomo aveva recentemente cominciato a farsi crescere la barba per motivi religiosi. La moglie: «Depresso ma non dell’Isis»

Dopo la strage su “la Promenade des Anglais” a Nizza, stanno emergendo nuovi e curiosi dettagli sulla vita di Mohamed Lahouaiej Bouhlel, il 31enne tunisino alla guida del tir che, durante la serata del 14 luglio, ha ucciso 84 persone e ferito altre 200. Sul suo passato ora sono in corso delle indagini, soprattutto per capire cos’abbia fatto nei giorni precedenti alla strage. Di certo un fatto infittisce ancora di più il mistero della strage compiuta a Nizza: Bouhlel, avrebbe inviato al fratello alcuni selfie poco prima della strage. Le foto, diffuse dall’emittente “Tf1”, portano la data del 12 luglio, giorno in cui l’uomo avrebbe noleggiato il tir-frigorifero che ha usato per gettarsi a tutta velocità sulla folla che era incantata a guardare i fuochi d’artificio del 14 luglio. In una delle immagini, Bouhlel è alla guida del tir, sorridente ed in posa; in altre l’uomo è insieme ad un’altra persona (che attualmente è stata arrestata). Un’ultima foto, ritrovata sullo smartphone, è stata scattata tra la folla, dove appariva tranquillo e spensierato, inviata subito dopo al fratello spiegandogli che «era con i suoi amici europei per celebrare la festa nazionale».

Indottrinato di recente
L’uomo aveva recentemente cominciato a farsi crescere la barba per motivi religiosi, ma non conduceva una vita fedele ai dettami dell’Islam: secondo le parole e testimonianze di chi ha avuto modo di conoscerlo, il 31enne beveva alcol e mangiava maiale, aveva inoltre una vita sessuale sfrenata, nonché una relazione con uno uomo di 73 anni. Tuttavia, a quanto pare, gli insegnamenti jihadisti al ragazzo 31enne sarebbero stati inculcati di recente, come racconta lo zio dell’assassino: «È stato indottrinato da un algerino dell’Isis» e, lo confermano, anche le ultime ricerche da lui svolte su Internet: “decapitazioni”, “cadaveri dello Stato islamico”, “canti di Daesh” e “sure del corano”. Dopodiché, il tunisino, si è munito di pistola, molto probabilmente fornitagli da un albanese 38enne ora in arresto, ed ha effettuato molti sopralluoghi alcuni giorni prima della strage, come spiegato anche dagli inquirenti ed accertato tramite le telecamere di sorveglianza. Attualmente sono 7 i fermati e centinaia i testimoni sentiti dagli investigatori: in molti hanno descritto l’uomo come una persona instabile, in preda a crisi isteriche fin dalla separazione con la moglie, avvenuta nel 2012.

Moglie: «Depresso, ma non soldato dell’Isis»
Afflitto, con pesanti problemi psichici, rancoroso e manesco, ma non un soldato dell’Isis. Non fino a decidere di vendicarsi e fare una strage. È quello che l’ex moglie del 31enne Jabeur continua a ripetere: la donna, separata dal marito dal 2012, vive col resto della famiglia in Tunisia, a Mkasen, non lontano dalla spiaggia di Sousse, luogo di un’altra ennesima strage accaduta lo scorso giugno. L’ex moglie di Bouhlel è stata rilasciata domenica 17 luglio dopo 48 ore di fermo, ed è stata costretta a lasciare la propria abitazione per via delle pressioni e minacce ricevute. Lo racconta il suo avvocato Jean-Yves Garino, come ha spiegato al quotidiano “Le Figaro”: «È una persona sconvolta. Riceve pressioni da parte di persone che la considerano colpevole. C’è stata la pressione dei giornalisti, ma è stata leggera, ma c’è stata soprattutto la pressione minacciosa delle persone venute sotto il suo stabile. A causa delle minacce fisiche, ha dovuto chiamare la polizia. La mia cliente è stata trasferita in un luogo sicuro, con i suoi figli. Non abita più nel suo quartiere, sono stato io a portarla via». Poi ha aggiunto: «La mia cliente aveva conosciuto il marito in Tunisia. Un anno fa lui aveva lasciato il tetto coniugale e ultimamente si vedevano poco. Aveva sporto diverse denunce per violenze. Lo vedeva solo quando veniva a prendere i tre figli in un giardino pubblico».

Anna Porcari

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Anna Porcari

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