Secondo il legale che ha seguito gli ormai ex espulsi del Movimento 5 Stelle «bisogna verificare se la nomina di un direttorio sia compatibile, perchè “referendum” del tipo “volete burro o cannoni” oppure “volete Marcello o Sergio” non è una delibera assembleare dal nostro punto di vista. È appunto una sorta di referendum»
Il legale che ha seguito gli ormai ex espulsi del Movimento 5 Stelle prima a Roma e ora a Napoli, Lorenzo Borrè, è intervenuto su Radio Cusano Campus anticipando che le azioni legali non sono ancora finite. «Stiamo valutando la compatibilità della nomina del Direttorio con l’articolo 4 del “non-statuto” del M5S. L’articolo 4 esclude l’esistenza di corpi intermedi all’interno dell’associazione, in quanto vengono considerati delle neutralizzazioni del principio di democrazia diretta. Posto che qualsiasi organo non previsto dal “non-statuto” deve essere oggetto di una deliberazione assembleare adottata con i quorum di cui all’articolo 21 (ovvero con la partecipazione dei tre quarti degli iscritti e il voto favorevole) bisogna verificare che la votazione on line che c’è stata a suo tempo abbia rispettato questi requisiti e soprattutto se sia configurabile come una vera e propria delibera assembleare. L’assemblea postula non solo una convocazione dell’assemblea stessa ma anche la partecipazione e la compresenza degli associati che discutono sull’ordine del giorno e deliberano di conseguenza. Il “referendum” del tipo “volete burro o cannoni” oppure “volete Marcello o Sergio” non è una delibera assembleare dal nostro punto di vista. È una sorta di referendum. Bisogna verificare se la nomina di un direttorio sia quindi compatibile». Se il legale avesse ragione «si tornerebbe allo spirito originario del Movimento. Dove uno vale uno, dove anche Grillo varrebbe come uno».
Il commento sulla sentenza di Napoli
«Il tribunale ha affermato un principio fondamentale, che rientra nello spirito del Movimento 5 Stelle. Sull’esclusione degli associati può deliberare solo un’assemblea di pari. La carenza di potere in capo a chi ha proceduto alle esclusioni si riverbera in una questione di merito. Non tanto, quindi, sulla sussistenza o meno dei presupposti per escludere gli associati, ma proprio sul fatto che chi riteneva di poter espellere altri associati non aveva questi poteri».