Oltre 12 milioni i lavoratori pubblici e privati in attesa di una risposta, «e senza risposte, e con la legge di stabilità lontana dalle necessità dei lavoratori, la mobilitazione continuerà fino a settembre»
Cgil Cisl e Uil dal palco dell’Assemblea dei delegati, hanno lanciato un appello a governo e imprese perché vengano rinnovati i contratti di lavoro: oltre 12 milioni i lavoratori pubblici e privati in attesa di una risposta, e senza risposte, e con la legge di stabilità lontana dalle necessità dei lavoratori, la mobilitazione continuerà fino a settembre. Il leader Cisl, Anna Maria Furlan tuona: «Si devono rinnovare i contratti che sono gli unici strumenti con cui garantire la crescita dei consumi e attraverso questi il rilancio dell’economia e del Paese. Ma c’è troppa poca attenzione da imprese e governo, il peggior datore di lavoro che ancora non ci ha convocato, serve la centralità del contratto nazionale cui spetta il recupero del potere d’acquisto dei salari. Il governo faccia il proprio dovere e si prenda le proprie responsabilità». «Basta un appello come quello di oggi perché abbiamo già visto tante azioni di sciopero in questi mesi».
«Il contratto – ha continuato la Furlan – serve a far funzionare il Paese, serve a far funzionare il mercato del lavoro e a produrre, serve ai diritti e alle tutele salariali, serve ad affermare un welfare complementare, serve alla formazione; sopratutto serve alla produttività, che va stimolata con la contrattazione aziendale su cui però le aziende parlano tanto e la applicano poco attaccando invece la contrattazione nazionale che resta invece, la fonte primaria per far aumentare le retribuzioni, altro che salario minimo. Senza contratti il Paese non va da nessuna parte perchè sono questi i veri presupporti della crescita delle aziende con cui si tutela l’occupazione».
Messaggio condiviso dal segretario generale della Cgil Susanna Camusso, che tiene a sottolineare che la mobilitazione «continuerà per avere i rinnovi contrattuali perchè nel Paese ci sono diseguaglianze che bisogna ridurre, non fare crescere».