Il ddl proposto dal deputato di Scelta Civica, Benedetto Della Vedova, sarà votato oggi alla Camera. Tra i vari punti si dovrà discutere dell’uso personale e privato della Cannabis, ma rimarrebbe vietato l’utilizzo in luoghi pubblici: l’uso solo in casa o in circoli appositamente creati
È durante la giornata del 25 luglio che la proposta di “legalizzazione della Cannabis” varca la soglia del Parlamento italiano: durante la seduta tutti i deputati discuteranno sul possesso di marijuana per uso personale e ricreativo, autocoltivazione e “marja social club”. Non era mai accaduto nella storia della Repubblica, sebbene questa volta potrebbe non essere la volta buona e sicuramente non sarà il giorno decisivo: il ddl dovrà tornare in Commissione per l’esame di tutti gli emendamenti, oltre 1700 attualmente, ma per il voto finale se ne parlerà dopo la pausa estiva. Il testo, elaborato da Benedetto Della Vedova, deputato di Scelta civica, sottosegretario agli Affari esteri nonché ex presidente dei Radicali, dovrà anche sopravvivere al fuoco incrociato di coloro che ne proibiscono aspramente l’uso, oltre a superare il “ricatto” dei sostenitori di Alfano, guidati dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin che, come riportato da “Il Fatto Quotidiano”, ha ribadito: «Alcol e droga sono una piaga per i giovani». I voti di “Ncd” (Nuovo Centrodestra), tuttavia, non sembrano essere decisivi, perché quelli che servirebbero potrebbero essere trovati altrove. Se i sostenitori di “Area Popolare” trasformerà il dibattito in una semplice questione governativa, le probabilità di poter utilizzare cannabis senza problemi si abbasseranno drasticamente.
Divieto in luoghi pubblici
La guerra per la legalizzazione della Cannabis, ha avuto, in Italia, un ruolo estremamente altalenante: dal punto di vista normativo, al referendum sulla depenalizzazione dell’uso personale nel 1993 era seguita la Legge “Fini-Giovanardi” del 2006, poi dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Ma già in passato ricordiamo anche la battaglia di Marco Pannella e dei radicali, sostenuto anche da appelli di qualche cantante. Mentre ora, il ddl n. 3235, «in materia di legalizzazione della coltivazione, della lavorazione e della vendita della cannabis e dei suoi derivati» prevede un rovesciamento su due principi fondamentali: il possesso personale e l’autocoltivazione, più una serie di semplificazioni per l’utilizzo terapeutico. Secondo il decreto sarà possibile detenere per uso ricreativo fino a 5 grammi di marijuana, che diventano 15 nel privato domicilio. Ognuno potrà coltivare sul terrazzo di casa fino a un massimo di cinque piantine, mettendone al corrente le autorità, ma senza aver bisogno di autorizzazione. Nasceranno poi i “Cannabis social club”, associazioni in cui i membri, tutti maggiorenni non più di 50, potranno contare su 5 piantine a testa da consumarne all’interno.
La vendita, come per il tabacco, verrà regolamentata dal monopolio di Stato, ma sarà più severo di quello del tabacco, soprattutto su concessioni di privati, un dettaglio che andrà approfondito in seguito con una delega. In conclusione il consumo ne resterà vietato in tutti i luoghi pubblici, sia al chiuso che all’aperto e si fumerà solo in casa o in circoli. Anche sul codice della strada non si potrà transigere: permane il divieto di guida in stato di alterazione. Infine, il 5% dei proventi derivanti dalla legalizzazione verrà destinato alla prevenzione contro la droga. Un decreto che sembra essere stato approvato, tramite la raccolta firme tra Camera e Senato, da 290 onorevoli, sostenitori misti appartenenti a Pd, M5s, deputati di Forza Italia e Scelta Civica, numeri che potrebbero non bastare.
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