«Stiamo parlando di una persona che da un paio d’anni era incapace di intendere e di volere. In quelle condizioni per me è stato un atto di debolezza, non un atto di coraggio, non revocare il 41 bis». E’ questo il parere dell’ex magistrato in merito alla non revoca del 41 bis per Provenzano
Il dibattito sul 41 bis cui il boss corleonese Bernardo Provenzano è stato sottoposto fino alla morte e nonostante la malattia, sembra non volersi placare. Secondo l’ex magistrato Antonio Di Pietro è stato un errore non revocargli il carcere duro. «Quello che penso io – ha detto l’ex leader di ‘Italia dei Valori’ ai microfoni di Radio Cusano Campus – è quanto pensano molti magistrati, in uno Stato di diritto ha senso la detenzione se chi la deve subire si rende conto dello stato in cui si trova. Stiamo parlando di una persona che da un paio d’anni era incapace di intendere e di volere, di una persona che era entrata in coma e stava per morire. In quelle condizioni per me è stato un atto di debolezza, non un atto di coraggio, non revocare il 41 bis». «Le motivazioni che hanno portato a questa scelta non mi convincono: basta leggere testualmente l’articolo 41 bis. E’ un regime duro di carcere che si deve dare a delle persone per impedirgli di avere scambi di informazioni con altri affiliati. E’ stato previsto non a tutela dell’interessato ma a tutela della collettività. Invertire la ragione per cui viene tenuta al 41 bis una persona è una vera forzatura».
«Dire che Provenzano è stato tenuto dentro perché altrimenti qualcuno avrebbe potuto ammazzarlo equivale a fare confusione. Bisogna marcare la differenza tra giustizia e vendetta. La giustizia riconosce che bisogna restringere il più possibile spazi di autonomia e libertà a criminali. La vendetta è quel gesto in più che lo Stato fa per far pagare al criminale quel che ha fatto. La decisione di non concedere la possibilità di un carcere ordinario a Provenzano è stato più un gesto di debolezza che di coraggio».
«Mi dispiace non essere in linea con la vulgata, ma ho fatto il magistrato, stiamo parlando di una persona che da tre anni non è in grado di intendere e volere, in coma, che aveva poche ore di vita. Senza 41 bis dove sarebbe andato? Avrebbe solo potuto avere vicino la moglie e il figlio».
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