La testimonianza shock di una madre: «Hanno diagnosticato la schizofrenia a mio figlio e mi costringono ad avvelenarlo con farmaci ad alto dosaggio. C’è la volontà politica di uccidere queste persone anziché aiutarle»
Un figlio a cui è stata diagnosticata la schizofrenia e che, dopo l’assunzione di farmaci prescritti da psichiatri, continua a peggiorare. La signora Maria ha raccontato la sua triste e drammatica storia ai microfoni di Radio Cusano Campus. «Mio figlio – racconta la madre – adesso ha 30 anni, a 25 gli è stata diagnosticata la schizofrenia, dopo che aveva fatto uso di droghe pesanti per 5 mesi. Fino a 25 anni mio figlio stava bene. Poi ha iniziato a manifestare aggressività e un atteggiamento violento e l’ho fatto visitare da uno staff di psichiatri che gli hanno diagnosticato la schizofrenia. Gli hanno fatto il solito siringone di neurolettici e l’ho trovato a dormire, mezzo morto. Non hanno chiesto la mia autorizzazione per fargli questa terapia. L’avevo portato in un centro ricreativo per persone con problemi mentali. L’hanno preso da lì e portato di fronte dove gli hanno fatto questo siringone. Dopodiché è rimasto lì una settimana e poi è tornato a casa. L’abbiamo visto sempre peggiorare, ha tentato il suicidio, era diventato un robot. Ti dicono che non puoi interrompere l’uso dei farmaci».
«A noi genitori non ci ascoltano mai, loro sono la verità assoluta e devi seguire quello che dicono. Come si spiega che con una dose più bassa il ragazzo era tornato quasi normale, riacquistando la sua vitalità e invece rialzandola è diventato un assassino che quasi mi voleva uccidere? La colpa è sicuramente del dosaggio dei farmaci. Quando io lo dico nessuno mi ascolta. Io so soltanto che mio figlio è quasi morto, non si alza neanche più dal letto. C’è la volontà politica di non aiutarli, ma di ucciderli lentamente e sistematicamente. Se ci deve essere una riabilitazione deve essere abbassato il veleno e poi riabilitarli».