Ichino, senatore del Pd, in merito alla Riforma Madia ha dichiarato: «E’ il perfezionamento della legge Brunetta. Dirigenti devono motivare i dipendenti per abbassare il tasso di assenteismo, se non lo fanno vanno sostituiti. Il modello è quello britannico»
Il senatore del Partito Democratico, Pietro Ichino, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus per parlare dei furbetti del cartellino e della riforma della pubblica amministrazione. «La riforma Brunetta aveva fatto alcuni passi avanti, però conteneva un errore: con l’intento di accelerare i procedimenti disciplinari, erano stati inseriti termini molto stretti che si erano trasformati in tante trappole procedurali, per cui era molto facile lasciar scadere questi termini, maliziosamente o involontariamente. Invece ora viene sancito in modo molto preciso un termine molto stretto di 30 giorni, ma non nell’interesse del dipendente incolpato, per cui valgono le regole generali. I termini valgono solo come obbligo per i dirigenti pubblici di rispettare quei tempi e se non vengono rispettati vengono applicate sanzioni per il dirigente e comunque si annulla il procedimento verso il dipendente. Questa legge è un perfezionamento rispetto alla riforma Brunetta».
«Il governo ha voluto lanciare un messaggio molto preciso e urgente di fronte a questi casi di assenteismo fraudolento. Va benissimo lanciare questo messaggio contro questo fenomeno che è però la punta dell’iceberg. Il fenomeno dell’assenteismo abusivo è molto più grave. Il decreto che detterà la riforma organica e generale dovrà responsabilizzare il dirigente per un obiettivo di allineamento del tasso di assenze del settore pubblico rispetto al privato. Su questo terreno lo strumento disciplinare serve un dirigente che sappia motivare i dipendenti sul posto del lavoro, premiare i più presenti e dare il buon esempio dato che il tasso di assenze più alto è quello dei dirigenti».
«O fanno il loro mestiere, riportando il tasso delle assenze ad una misura naturale oppure devono essere sostituiti. Trovo eccellente il modello britannico, eccetto quello sanitario. Noi ci perdiamo se la GB esce dall’UE perché potrebbe essere una guida nel nuovo modello di sviluppo che l’Europa dovrebbe costruire».