Colpevole di crimini di guerra e contro l’umanità, l’ex presidente del Ciad è stato condannato all’ergastolo: si tratta della prima volta che un autocrate africano è condannato per reati così gravi in un tribunale locale. Secondo la corte, è stato autore anche di stupri e torture
Il tribunale speciale africano, riunito a Dakar per giudicare l’ex presidente del Ciad Hissène Habré, in carica dal 1982 al 1990, anno in cui fu deposto, lo ha condannato all’ergastolo per crimini di guerra e contro l’umanità. Secondo la corte, è stato autore fra l’altro di stupri e torture. Habré, rifugia osi in Senegal, venne arrestato nel 2013. Hissène Habré è sospettato di essere responsabile della morte di migliaia di persone, il numero esatto è sconosciuto. Nel novembre 1990, poco prima del rovesciamento del suo regime, 300 detenuti politici sono stati sommariamente giustiziati. Nel gennaio 1992, dopo il rovesciamento di Habré, diverse fosse comuni sono state scoperte a 25 km dalla capitale, le tombe contenevano gli scheletri di 150 detenuti giustiziati dalla famigerata polizia politica. La relazione della commissione d’inchiesta riconosce circa 80.000 orfani prodotti dal terrore del regime di Habre.
Alcuni procedimenti giudiziari sono stati intentati contro di lui in Belgio in applicazione della legge di competenza universale che, sebbene abrogata nel 2003, si applica in questo caso preciso (alcuni denuncianti avevano nel frattempo acquisito la nazionalità belga). Un mandato d’arresto internazionale, insieme ad una richiesta d’arresto immediato, è emesso dai giudici belgi il 19 settembre 2005 e trasmesso alle autorità senegalesi. Dopo il suo arresto il 15 novembre ed una sorveglianza a vista di qualche giorno, Hissène Habré è stato rilasciato, la giustizia senegalese si è dichiarata alla fine incompetente e il caso portato dinanzi all’Unione africana.
Nel luglio del 2006 il Senegal ha ricevuto un mandato dall’Unione Africana per processare Hissène Habré per crimini contro l’umanità, crimini di guerra e tortura. Il Senegal ha quindi iniziato una serie di riforme in ambito legislativo ed ha adottato un emendamento alla costituzione per poter giudicare l’anziano dittatore del Ciad. Le autorità senegalesi hanno tuttavia sospeso i procedimenti giudiziari in atto fino a quando la comunità internazionale e l’Unione Africana si saranno fatte carico dei fondi destinati al processo, stimati in 27,4 milioni di euro. Il 15 agosto 2008 è stato condannato a morte in contumacia per crimini contro l’umanità da un tribunale di N’Djamena.
Per la prima volta un presidente africano, osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, è stato giudicato nel continente africano dai giudici in base al principio di giustizia universale e grazie alla perseveranza delle sue vittime, in quanto “Orchestratore della repressione nel Ciad, dove impunità e terrore dettavano legge”. Con queste parole Gberdao Gustave Kam, magistrato del tribunale speciale di Dakar, lo ha condannato all’ergastolo. Una sentenza accolta con soddisfazione in aula da vittime e militanti per i diritti umani.