«A Roma grazie al lavoro che abbiamo fatto nella gestione dell’azienda per i rifiuti a Roma compariranno 22.000 nuovi cassonetti, mentre nell’azienda dei trasporti pubblici sarà possibile ordinare alcune centinaia di autobus nuovi», è quanto dichiarato dall’ex sindaco Ignazio Marino
L’ex sindaco capitolino, Ignazio Marino, ai microfoni di Radio Cusano Campus, è tornato sul suo mandato da sindaco di Roma: «Il grande macigno di Roma è il debito che alla fine del periodo di sindacatura di Rutelli e Veltroni aveva raggiunto la cifra di 22 miliardi a cui si sono aggiunti 1 miliardo di debiti nel periodo della giunta Alemanno e questi sono problemi che un sindaco deve decidere di affrontare e come affrontarli. Io decisi, e forse questo a qualcuno non piacque, di muovermi senza creare nuovo debito per i nostri figli e per i nostri nipoti. Fino al 2040 romani e italiani si troveranno a pagare per i debiti contratti da chi mi ha preceduto». Riguardo al libro, Un Marziano a Roma: «Nelle varie presentazioni pubbliche raccolgo molti commenti positivi. Ogni volta nell’incontro con i cittadini prende vita un confronto molto interessante. Resta purtroppo l’amarezza perché di tante questioni positive, dalla riconversione del ciclo dei rifiuti al resto, non si è creato mai un dibattito positivo. I media spesso non hanno parlato delle emergenze affrontate e superate».
Sulle Unioni Civili
«Quando il 18 ottobre 2014 trascrissi i matrimoni celebrati all’estero da alcune coppie omosessuali lo feci affinché i romani che rientravano nella propria città e che si erano uniti altrove formando una famiglia avessero il diritto di vedere trascritto il loro certificato di matrimonio ufficialmente ottenuto in un altro paese della stessa unione europea, perché Roma deve e dovrà dimostrare di essere una città non solo ospitale dal punto di vista delle buche o dei posti negli asili nido ma anche dei diritti riconosciuti a tutte le persone».
Sulla campagna elettorale
«Purtroppo manca è una discussione seria, severa e con numeri alla mano su come si vuole gestire la città. Io avevo una idea chiara, quella di risanare il debito, ed è il lavoro su cui mi sono concentrato per 28 mesi. Entro la fine del mese di luglio a Roma grazie al lavoro che abbiamo fatto nella gestione dell’azienda per i rifiuti a Roma compariranno 22.000 nuovi cassonetti, mentre nell’azienda dei trasporti pubblici sarà possibile ordinare alcune centinaia di autobus nuovi. Tutto questo non accadrà per miracolo, ma grazie al lavoro quotidiano fatto dalla mia giunta e da me per 28 mesi. Abbiamo scrutato ogni spreco e spulciato tutti i bilanci».
Sulla questione legata all’esclusione delle liste di Fassina
«Non conosco i dettagli, non faccio i commenti, spero che come afferma Fassina si possa trovare una soluzione perché certamente egli rappresenta un’area di pensiero che nella nostra città esiste e lo dico perché sono un vero democratico, anche se su alcuni temi posso trovarmi lontano da lui. Ad esempio penso che alcune cose debbano essere vendute. Non credo che Roma abbia bisogno di una centrale del latte o di un centro fiori, sono strutture create nel tempo soprattutto per creare consensi politici, ma ora dovrebbero essere gestiti da un privato per utilizzare quei soldi in altre direzioni».
Sulla biciclettata del Movimento Cinque Stelle
«Mi ha fatto piacere, su di me si faceva solo sarcasmo, oggi invece muoversi in bicicletta diventa un tema d’orgoglio anche per il Movimento Cinque Stelle. Ne sono orgoglioso».
Marino sul suo futuro
«Tanta passione per la nostra società e per il mestiere per il quale mi sono preparato fin da piccolo, quello di chirurgo, di medico e di studioso. Di sicuro continuerò a guardare con attenzione la città di Roma. E’ una città che amo e per la quale ho preso delle direzioni su cui non si potrà mai più tornare indietro, come la chiusura di Malagrotta o la chiarezza fatta sul patrimonio immobiliare. Non sono preoccupato per il mio futuro, non coltivo un’ambizione per una poltrona, spero che i segnali che abbiamo portato, sulla trasparenza e contro lo spreco di risorse pubbliche, possano essere tenuti a mente anche da chi governerà Roma in futuro».
Sulla democrazia nel nostro Paese
«La democrazia nel nostro Paese è a rischio e lo abbiamo visto nel modo in cui nella nostra città un gruppo di consiglieri che si sono raccolti da un notaio di Roma abbiano deciso di cancellare il voto di quasi 700.000 romani. Una ferita alla democrazia per la ricerca di potere. E infatti quasi tutti quelli che sono andati dal notaio sono stati premiati con la ricandidatura. Ma Roma, che pure pare una città sorniona, certe cose non se le dimentica».