Il premier in volo per il G7 annuncia che il prossimo vertice dei ministri dell’economia mondiale avrà luogo in Sicilia. «L’Italia organizzerà l’appuntamento nel 2017 in Sicilia. E molti sono i punti che interessano e riguardano il nostro Paese a cominciare dalle tematiche su cui saremo noi ad introdurre il dibattito, vale a dire energia e migrazioni»
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi, nell’ormai consueto appuntamento della e-news, in volo verso il Giappone per partecipare al G7, ha annunciato che il prossimo vertice dei ministri dell’economia delle sette nazioni sviluppate con la ricchezza netta più grande al mondo, si terrà in Sicilia. «Questa enews parte dalla Siberia – scrive il premier – dove ci siamo fermati per lo scalo tecnico dell’aereo: nessuna motivazione politica insomma per la sosta siberiana, non per il momento almeno. Molti gli argomenti che la presidenza nipponica ha messo in agenda, in attesa di passare il testimone all’Italia che organizzerà l’appuntamento nel 2017 in Sicilia. E molti sono i punti che interessano e riguardano il nostro Paese a cominciare dalle tematiche su cui saremo noi ad introdurre il dibattito, vale a dire energia e migrazioni». «Sono molto contento della rinnovata attenzione che l’Italia sta riscuotendo nel campo delle proposte: questo è un tempo in cui in tutto il mondo è molto facile alzarsi e fare polemiche. Ma lanciare proposte concrete, alternative, non sempre è facile. Noi stiamo tentando questa seconda strada: non giocare a chi grida più forte, alimentando le tensioni, ma proporre idee concrete. Per questo insistiamo su una strategia per l’Africa e con l’Africa, con il così detto Migration Compact. E per questo insistiamo sull’energia, su una strategia globale che investa nelle nuove tecnologie, come stanno facendo le nostre principali aziende del settore, dai contatori intelligenti alle rinnovabili».
Renzi: le riforme e la flessibilità
«La credibilità internazionale deriva dalla stabilità e dalla capacità di fare proposte, certo. Ma deriva anche dalle riforme. Quando siamo arrivati a Chigi le norme europee che erano state votate dal nostro Paese ci obbligavano a seguire rigorosamente il fiscal compact: se lo avessimo fatto, avremmo strangolato la ripresa italiana e finito di distruggere la nostra economia. La nostra strategia è stata diversa. Riforme, riforme, riforme per modernizzare il Paese. Ma anche per ottenere la flessibilità necessaria alla riduzione delle tasse. Abbiamo dovuto alzare un po’ la voce, discutere, confrontarci anche in modo aspro. Ma alla fine il risultato è arrivato. Vi ricordate qualche mese fa? In tanti ci dicevano che stavamo sbagliando strada nei rapporti con l’Europa. Che saremmo andati a sbattere contro un muro. E invece questa settimana ha portato ufficialmente con sé la flessibilità richiesta grazie alle riforme che per anni erano state solo vagheggiate o promesse».
Renzi: «Referendum, basta un sì»
Sul referendum costituzionale scrive: «La filosofia di coinvolgimento dei cittadini sta alla base anche della campagna in vista del referendum costituzionale del prossimo ottobre. Spero che prima o poi le polemiche di questi giorni finalmente si abbasseranno. E a quel punto, diradata la nebbia, si scorgerà finalmente il panorama. Si potrà cioè entrare nel merito e discutere di una riforma che certo non è una riforma perfetta (anche perché non esistono le riforme perfette e come diceva Amos Oz “il contrario del compromesso è il fanatismo”), ma questa riforma è un grande passo in avanti: è una riforma che finalmente cancella il bicameralismo paritario, taglia di un terzo il numero delle persone che fanno politica in Italia, riduce i poteri delle Regioni abbassando gli stipendi dei consiglieri regionali, dà più poteri alle opposizioni e ai cittadini, introduce il referendum propositivo, riduce la decretazione d’urgenza da parte del Governo. E soprattutto manda in pensione gli inciuci e le larghe intese: chi vince governa; chi perde controlla e fa opposizione come in tutto il resto del mondo».
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