«Quella solitudine interiore che sentiamo anche in mezzo alla folla e che a volte può diventare tristezza esistenziale, quel diffuso analfabetismo spirituale per cui ci ritroviamo incapaci di pregare», queste le parole del pontefice durante la messa di Pentecoste celebrata nella basilica vaticana
Papa Francesco nell’omelia della messa di Pentecoste celebrata nella basilica vaticana ha detto che «anche nel nostro tempo si riscontrano diversi segni di questa nostra condizione di orfani: quella solitudine interiore che sentiamo anche in mezzo alla folla e che a volte può diventare tristezza esistenziale; quella presunta autonomia da Dio, che si accompagna ad una certa nostalgia della sua vicinanza; quel diffuso analfabetismo spirituale per cui ci ritroviamo incapaci di pregare; quella difficoltà a sentire vera e reale la vita eterna, come pienezza di comunione che germoglia qui e sboccia oltre la morte; quella fatica a riconoscere l’altro come fratello, in quanto figlio dello stesso Padre». «Di fronte a questa orfanezza si oppone la condizione di figli, che è la nostra vocazione originaria, è ciò per cui siamo fatti, il nostro più profondo ‘Dna’, che però è stato rovinato e per essere ripristinato ha richiesto il sacrificio del Figlio Unigenito». «Lo Spirito è dato dal Padre e ci conduce al Padre. Tutta l’opera della salvezza è un’opera di ri-generazione, nella quale la paternità di Dio, mediante il dono del Figlio e dello Spirito, ci libera dall’orfanezza in cui siamo caduti».
«Toglierci dalla condizione di orfani e restituirci a quella di figli»
Citando le parole dell’apostolo Paolo, «la missione di Gesù, culminata nel dono dello Spirito Santo, aveva questo scopo essenziale: riallacciare la nostra relazione con il Padre, rovinata dal peccato; toglierci dalla condizione di orfani e restituirci a quella di figli». «Lo Spirito, come afferma ancora san Paolo, fa sì che noi apparteniamo a Cristo: ‘Se qualcuno non ha lo Spirito di Cristo, non gli appartiene’. E consolidando la nostra relazione di appartenenza al Signore Gesù, lo Spirito ci fa entrare in una nuova dinamica di fraternità. Mediante il Fratello universale, che è Gesù possiamo relazionarci agli altri in modo nuovo, non più come orfani, ma come figli dello stesso Padre buono e misericordioso. E questo cambia tutto! Possiamo guardarci come fratelli, e le nostre differenze non fanno che moltiplicare la gioia e la meraviglia di appartenere a quest’unica paternità e fraternità», ha detto infine il Santo Padre.
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