Sul caso Regeni è intervenuto un portavoce di Amnesty International Italia: «L’ansia dell’Italia di normalizzare i rapporti con l’Egitto mi preoccupa. Di morti dimenticati ne abbiamo già tanti e sicuramente Giulio non sarà il prossimo»
Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus per parlare sia del traffico di armi dall’Europa all’Egitto ma soprattutto dell’omicidio di Giulio Regeni. «E’ una rivelazione scioccante», ha affermato Noury. «Dodici su 28 degli stati membri Ue, tra cui l’Italia, hanno tradito le direttive date dalla stessa Unione che aveva proibito di vendere armi all’Egitto. Fa impressione constatare che questa decisione è stata violata, pur nella piena consapevolezza che la situazione dei diritti umani in Egitto nel 2015 è ulteriormente peggiorata. L’Egitto ha acquistato dalla Repubblica Ceca una quantità impressionante di munizioni, si parla di milioni di pezzi, e sicuramente non le usa per la caccia alla volpe, piuttosto per la caccia ai manifestanti. Il rischio è che l’esempio statunitense venga imitato dagli altri Paesi europei. Noi chiediamo che ci sia uno stop vincolante da parte dell’Ue nei confronti degli stati membri, che se violano le regole devono essere sottoposti a procedure d’infrazione. Altrimenti continuiamo a dare il coltello alla controparte e glielo diamo dalla parte del manico».
Omicidio Regeni
«La mia sensazione è che il caso Regeni sia passato in terzo piano nell’agenda del governo italiano. Se noi abbiamo una questione importante che va affrontata rispetto alla Libia e se l’Egitto non ci sta e pensa ad una soluzione di tipo diverso, perché dobbiamo essere sottoposti ad una sorta di ricatto da parte dell’Egitto? Dovremmo avere il coraggio di avere una politica estera che abbia la pretesa di stabilire la verità su ciò che è accaduto ad un nostro connazionale. Il governo non sta abbandonando la famiglia Regeni, ma il tempo non è galantuomo e non vorrei che quest’ansia di normalizzare i rapporti nei prossimi mesi non portasse a qualche cattivo risultato. Noi cerchiamo di essere ottimisti, ma la versione dei fatti che viene dal Cairo non vorrei che alla fine fosse presa per buona. Se c’è qualcuno che pensa che possa diventare un altro caso Ilaria Alpi si sbaglia, perché di morti dimenticati ce ne sono già tanti nella storia di questo Paese e sicuramente Giulio non sarà il prossimo».
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