Raffaele Sollecito presto in Tv per commentare casi di cronaca nera: «Voglio in tutti i modi che cambi l’approccio che hanno i media davanti ai casi di cronaca nera». «Se mi hanno mai dato psicofarmaci? No, mi sono imposto di non farlo, ma è stato molto difficile. Tutti i detenuti che conosco li usavano»
Raffaele Sollecito ai microfoni di Radio Cusano Campus, la radio dell’Università degli Studi Niccolò Cusano, nel corso del format ECG Regione, ha voluto commentare il tanto clamore suscitato dalla sua collaborazione con Mediaset, che lo vedrà nei programmi a commentare casi di cronaca nera. «Tutta questa attenzione mi ha meravigliato», ha detto Sollecito. «Non mi aspettavo che ci fosse tanto astio nei miei confronti e non si capisce bene da dove derivi, anche perché arriva da persone che sono disinformate sul mio processo e sulla mia storia. Mi hanno paragonato a Michele Misseri o alla Franzoni, ma queste persone sono state condannate, io non so come si possa paragonare il mio caso a questa gente. Il problema è sempre la disinformazione. La puntata della Leosini con Rudy Guede? Ha gettato altre ombre su una vicenda che ombre non ne ha. La Leosini non so se per ignoranza o per una sua scelta personale in quella puntata ha dipinto un quadro di questa vicenda che non esiste. Le inesattezze e le bugie che dice Guede sono state già stigmatizzate in tutti i suoi processi e chi lo ha giudicato in tutte le sentenze lo ha dichiarato un bugiardo e un millantatore. Anche il fatto che dicono che sia stato in concorso non è vero, quella era un’ipotesi accusatoria, lui ha fatto il rito abbreviato, ha avuto un processo totalmente diverso, con delle prove ormai congelate».
Sollecito parla della nuova avventura a Mediaset
«Io voglio in tutti i modi che cambi l’approccio che hanno i media davanti ai casi di cronaca nera. Troppo spesso si creano colpevoli prima del terzo grado di giudizio. Voglio che questo cambi. Il male che mi è stato fatto è stato incommensurabile. Hanno distrutto la mia esistenza e quello che è capitato a me può succedere realmente a qualsiasi persona che ci circonda e io questa cosa non la tollero e non mi ci fa convivere bene. Per questo voglio dare il mio contributo affinché si possa accendere una luce completamente diversa sugli episodi di cronaca e quindi cominciare a considerare l’aspetto mediatico e quindi anche le carceri stesse come un componente fondamentale dell’inchiesta in sé. Se ho mai pensato alla politica? Il mio intento è quello di entrare nei meandri del nostro sistema penitenziario e giudiziario, per quello che riguarda l’aspetto mediatico nella cronaca, per cercare di evidenziare quelle falle tristi e tragiche che ci sono nel nostro Paese. Non chiudo la porta a un eventuale futuro politico? No, non chiudo la porta a niente, in assoluto. Bisogna trovare la strada giusta per poter cambiare questi aspetti così delicati nel nostro paese».
Sollecito e i suoi problemi con la giustizia
«Prima di essere giudicato innocente ho fatto 4 anni di carcere, di cui 6 mesi in isolamento e 3 anni e mezzo in un carcere di massima sicurezza. Sono stato in cella con violentatori seriali, assassini della mafia, violentatori seriali di minori e così via. Le carceri italiane non servono assolutamente a nulla, le condizioni in cui versano i detenuti sono raccapriccianti. Non esiste nessun percorso di recupero, sono semplicemente un contenitore, una discarica, in cui vengono buttati come sacchetti dell’immondizia i detenuti. Io vorrei ricordare sempre che la vera pena è la privazione della libertà. Oltre al fatto che la vera pena è la privazione della libertà, noi possiamo tenere una persona che sbaglia anche in una reggia, ma sicuramente non vivrà mai bene. Vorrei cercare di sfatare tutti i pensieri negativi che possono spingere le persone ad invocare che chi sbaglia debba marcire in carcere a vita. Marcire non ha senso, allora sarebbe meglio chiedessero la morte, sarebbero coerenti. Le carceri negli anni trasformano i detenuti in veri e propri vegetali che non potranno mai essere riammessi in società. Se mi hanno mai dato psicofarmaci? No, mi sono imposto di non farlo, ma è stato molto difficile. Tutti i detenuti che conosco li usavano».
Il male affascina?
«Da colpevole – ha spiegato Sollecito – mi hanno trattato in pochi, nel senso che quando mi hanno conosciuto, anche durante gli anni in cui ero indagato, dopo che le persone mi conoscevano capivano perfettamente che io ero assolutamente innocente in questa storia. Ho avuto a che fare con donne che pensavano che io fossi colpevole e appena hanno capito che in realtà sono un pezzo di pane, mi hanno lasciato perdere. Ci sono stati un paio di casi così».
Rivedere l’ex fidanzata Amanda Knox
«Amanda ha detto che vuole tornare in Italia? Se torna mi farebbe piacere rivederla, non capita da svariati anni, sarebbe bello incontrarla di nuovo per sapere che cosa accade nella sua vita e rivederla qui tranquilla».