Il TAR è il Tribunale Amministrativo Regionale, un tribunale di primo grado che permette di impugnare un atto amministrativo in via giurisdizionale, come nel caso del Consiglio di Stato, che è un organo di secondo grado; un atto impugnato in via amministrativa invece prevede il ricorso gerarchico oppure il ricorso al Capo dello stato, o Presidente della Repubblica. Il TAR è presente in ogni regione d’Italia, pertanto il singolo si deve rivolgere al tribunale di competenza della regione di residenza; in caso si tratti di un atto di autorità amministrative di interesse ultraregionale, il TAR competente è quello del Lazio. Il ricorso al TAR consente di ottenere l’annullamento, la revoca o la modifica di un atto amministrativo considerato lesivo di un interesse legittimo; si deve pertanto avere un motivo amministrativo valido per effettuare tale operazione, così come avere a disposizione un avvocato che segue il caso ed infine rientrare nei limiti di tempo previsti prima che vi sia la prescrizione del reato, ossia a sessanta giorni dalla pronuncia della sentenza lesiva da impugnare. Si deve ottenere l’ingiunzione oppure il provvedimento notificato cui ci si vuole opporre; si può fare un ricorso al TAR anche collettivo. Entro sessanta giorni consecutivi, e non lavorativi, si deve aver già depositato l’atto di ricorso e le parti in causa devono aver ricevuto avviso tramite notifica. Queste ultime depositano presso il Tribunale gli atti fondamentali all’indagine amministrativa e si chiede un provvedimento cautelare di sospensione degli atti detto “sospensiva”, ossia un’ordinanza del TAR di valore temporale non definitivo con cui gli atti impugnati sono sospesi, congelando in tal modo l’ordinanza fino alla proclamazione della sentenza.
Il TAR analizza i documenti depositati, richiede eventuali approfondimenti, emana una sentenza finale di accoglimento o di respingimento del ricorso, se fondato od infondato, provvedimento definitivo non impugnabile successivamente, dopo circa quaranta giorni dall’udienza di merito. Anche il Governo attualmente ha deciso di evitare un eventuale ricorso al TAR in merito al decreto sugli indennizzi degli obbligazionisti truffati dalle quattro banche fallite, ossia CariChieti, CariFerrara, Banca Marche e Banca Etruria. Pertanto ha reso tale regolamento oggetto di studio da parte del Consiglio di Stato, una volta che i nodi del provvedimento interministeriale del Ministero del,’Economia e del Ministero di Giustizia siano stati definiti. Oltre ad ottenere la blindatura della procedura amministrativa volta ad indennizzare gli investitori truffati lo studio da parte del Consiglio di Stato servirà anche a definire il Dpcm sugli arbitrati, ossia ad indirizzare l’operato della camera arbitrale dell’Autorità nazionale anti-corruzione (Anac), composto da diverse unità e risorse, aumentabili secondo Raffaele Cantone che la dirigerà, e che terminerà la sua attività entro la fine di marzo 2016, quando saranno emanati i provvedimenti secondo la Legge di Stabilità, dunque entro novanta giorni dalla loro proposta.
Secondo il meccanismo di ristori degli obbligazionisti subordinati che avranno accesso al fondo di solidarietà di cento milioni di euro istituito dal Governo con la Legge di stabilità 2016, non ci sarà alcun tetto massimo del rimborso a cento mila euro, in modo da anticipare gli indennizzi in base a specifici indici presuntivi ed elementi di valutazione indicato dal decreto stesso oggetto di analisi da parte del Consiglio di Stato. Si effettuerà un taglio del 20% su tutti i rimborsi, rispettando la capienza di ciascuno, in caso si dovessero impiegare tutti i cento milioni di euro; la parte non rimborsata potrà essere ottenuta dal truffato adendo le vie legali, così come farà lo Stato per riottenere i cento milioni di euro anticipati.
Ora, considerando la notevole importanza che potrebbe lo stesso avere il ricorso al TAR in questo frangente, così come in molti altri di natura legale, per qualsiasi informazione aggiuntiva in merito, e per avere a disposizione dei professionisti competenti nella materia, vi invitiamo a consultare sul ricorso al Tar, il portale StudiLegali.com.