Gli archeologi hanno ritrovato le ossa in una grotta nei pressi di Johannesburg; la nuova specie è stata denominata “Homo naledi”. I resti apparterrebbero ad almeno una quindicina di individui
Un’equipe di scienziati e archeologi dell’università “Witwatersrand” di Johannesburg, Sudafrica, hanno rinvenuto in una grotta fuori città le ossa di almeno 15 individui appartenenti ad una specie umana finora sconosciuta alla scienza e alla Storia; i resti sono quelli di una nuova specie di nostri avi, per usare le parole del professor Leo Berger, docente dell’ateneo sudafricano. Secondo gli scienziati questa potrebbe essere una svolta importantissima per ricostruire definitivamente l’evoluzione dell’uomo, il cui studio a tutt’oggi presenta ancora degli anelli mancanti; la grotta in cui sono stati trovati i resti si trova a cinquanta chilometri da Johannesburg e la nuova specie è stata chiamata “Homo naledi”, cioè uomo stella, perchè la grotta del ritrovamento si chiama proprio “stella nascente”, secondo la lingua Sesotho, usata da alcune tribù del Sudafrica. L’età delle ossa non è stata ancora stabilita, anche se è quasi sicuro che appartengano a persone portate appositamente all’interno della grotta dopo la loro morte, il che fa pensare che questi ominidi conoscessero già l’usanza di seppellire i defunti e che quest’ultima non fosse quindi solo una prerogativa dell’Homo sapiens, come ritenuto fino ad oggi. Ricostruiti gli scheletri, si è scoperto che l’homo naledi aveva un cervello minuscolo, grande quanto un’arancia, un fisico snello di 1,50 cm d’altezza per 45 chili di peso; dalla forma delle mani si intuisce che l’ominide poteva maneggiare e usare utensili, anche se le sue dita erano più ricurve rispetto a qualsiasi altra specie umana, ma, grazie proprio a questo dettaglio, sembra che possedesse ottime doti da arrampicatore.