Sono stati compiuti ieri undici arresti, nell’ambito dell’operazione “Ermes”, nei confronti di altrettanti esponenti di Cosa Nostra dell’area trapanese, insieme ad altri soggetti considerati fiancheggiatori del Capo dei Capi latitante Matteo Messina Denaro. L’operazione è stata condotta dalla Polizia di Stato e coordinata dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo. Sono stati effettuati arresti e perquisizioni nelle province di Trapani e Palermo da parte delle squadre mobili di entrambe le città, sotto il coordinamento della Polizia e la partecipazione del Ros dei carabinieri; gli arresti hanno interessato i capi del mandamento di Mazara del Vallo, oltre che i clan di Salemi, Santa Ninfa e Partanna, ritenuti territori sotto il diretto controllo della primula rossa della mafia siciliana Messina Denaro. La nuova indagine si ricollega alle passate operazioni “Golem 1 e 2” e “Eden 1 e 2”, che avevano già inferto duri colpi alla vasta rete di fiancheggiatori e parenti del boss latitante; con gli undici arresti di ieri, gli inquirenti hanno potuto mettere in evidenza, ancora una volta, il sistema di comunicazioni operato da Matteo Messina Denaro: l’antiquato, ma sempre efficiente, sistema dei “pizzini”, i bigliettini per impartire ordini e gestire gli affari, che i fedelissimi dovevano distruggere subito dopo averli letti per non lasciare tracce. Il centro di smistamento dei pizzini è stato identificato in un casolare nelle campagne attorno a Mazara del Vallo. Un ruolo di primaria importanza era rivestito proprio da Vito Gondola, che era il regista dello smistamento dei pizzini, i quali venivano spediti ogni 15 giorni. Tutta la procedura era stata svelata l’anno scorso da un pentito.