Continua la serie di lutti che sta interessando il cinema italiano: due notti fa a Roma, all’età di 94 anni, si è spento il regista Sergio Sollima, autore di alcuni famosissimi “spaghetti western” e, soprattutto, della mitica serie televisiva “Sandokan”, che rese Kabir Bedi una star. Sollima, inoltre, era padre di Stefano, anche lui regista e autore delle serie Sky “Romanzo Criminale” e “Gomorra”. La camera ardente sarà aperta venerdì, dalle 10 alle 13, alla Casa del Cinema di Roma. Sollima era nato a Roma il primo aprile 1921 ed era diplomato in Regia al Centro Sperimentale di Cinematografia della Capitale; all’inizio non si interessò molto della vita sul set preferendo svolgere l’attività di critico cinematografico. Gradualmente, comincia come assistente di regia per Domenico Paolella per poi dirigere autonomamente un episodio del film corale “L’amore difficile” (1962). Capisce quindi che la sua strada è la regia. Dopo un paio di spionistici trascurabili, si avvicina al genere “spaghetti western”, allora in voga in Italia, tramite l’amico Sergio Leone, firmando così “La resa dei conti” (1967), famoso western con protagonisti Lee Van Cleef e Tomas Milian, il quale inaugurò il filone del western “politico”, attento alle lotte sociali e ad un approfondimento psicologico dei protagonisti, rendendo riconoscibile ed immortale il personaggio messicano di Cuchillo (interpretato da Milian) che fu adottato come simbolo dai sessantottini e da Lotta Continua. Negli anni Settanta dirige lo sceneggiato televisivo “Sandokan”, ispirato ai romanzi di Emilio Salgari, ed è un trionfo: i sei episodi furono trasmessi nel 1976 dalla Rai e registrarono il record d’ascolti, spedendo Kabir Bedi nel firmamento degli attori più celebri in Italia, complice anche la celeberrima canzone (scritta, come tutta la colonna sonora, dai fratelli De Angelis) che tutti canticchiano ancora (“Sandokan, Sandokaaan, giallo è il sole e più forza mi dààaaa). Il successo di Sandokan gli restò legato per tutta la vita, tant’è che la sua ultima regia, nel 1998, fu ancora uno sceneggiato in due puntate intitolato “Il figlio di Sandokan”.