Il viaggio in America Latina di Papa Francesco viene concluso con una conferenza stampa nel volo di ritorno con destinazione finale la residenza vaticana. Dal Paraguay e dalla Bolivia porterà con sé molte emozioni ed esperienze ma soprattutto il grandissimo affetto che le varie popolazioni gli hanno dimostrato; in particolare dalla Bolivia però, porterà un crocifisso con la falce e martello datogli in dono dal presidente boliviano Evo Morales: “Non sapevo che padre Espinal fosse scultore e anche poeta”, ha commentato il pontefice. “Si può qualificare il genere nell’arte di protesta. A Buenos Aires alcuni anni fa è stata fatta una mostra di uno sculture bravo e creativo argentino ed era arte di protesta, e ricordo un Cristo crocifisso su un bombardiere che veniva giù: una critica al cristianesimo ma perché alleato con l’imperialismo. Io lo qualificherò come arte di protesta, che in alcuni casi può essere offensiva. In questo caso concreto: padre Espinal è stato ucciso nell’anno 1980, quello era il tempo della teologia della liberazione… una di queste usava l’analisi marxista della realtà e padre Espinal era entusiasta di quest’analisi marxista, gli è venuta questa opera. Capisco quest’opera, per me non è stata un’offesa”, ha tenuto a precisare il Santo Padre che nella sua ora di conferenza ha parlato anche dei poveri e differenza delle classi sociali: “Il mondo è polarizzato, la classe media diventa sempre più piccola e la polarizzazione tra ricchi e poveri è grande. Perché parlo dei poveri? Perché sono nel cuore del Vangelo, ne parlo dal cuore del Vangelo, non in modo sociologico. Per la classe media ci sono alcune parole dette en passant. La gente comune, la gente semplice, quello è un grande valore. Credo che lei mi dica un cosa che devo fare”.
La crisi economica greca secondo Papa Francesco
Tra le domande dei giornalisti non poteva mancare la richiesta di un commento sulla situazione greca: “Io ho una grande allergia all’economia”, ha spiegato il Vescovo di Roma, “perché papà era ragioniere e quando non finiva il lavoro in fabbrica lo portava a casa e il sabato e la domenica con quei libri lavorava a casa. Non capisco bene com’è la cosa, però certamente sarebbe semplice dire: la colpa è soltanto di questa parte! I governanti greci che hanno portato avanti questa situazione di debito internazionale hanno una responsabilità. Col nuovo governo greco si è cominciata una revisione un po’ giusta. Io mi auguro che trovino una strada per risolvere il problema greco e anche una strada di sorveglianza perché altri Paesi non cadano nello steso problema, e che questo ci aiuti ad andare avanti perché quella strada dei debiti non finisce mai”.
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