Il prossimo 23 luglio uscirà anche nelle sale italiane il reboot “Poltergeist”, tratto dal famosissimo film horror del 1982 diretto dal regista Tobe Hooper (autore, a sua volta, di un altro pilastro del terrore, “Non aprite quella porta”) e prodotto da Steven Spielberg, anche se una leggenda metropolitana sostiene che il vero regista del film fu proprio Spielberg, che poi lo fece firmare da Hooper per motivi squisitamente d’immagine (all’epoca era appena uscito il suo “E.T., l’extraterrestre” e Steven non voleva perdere la sua aura di regista di fiabe moderne davanti al pubblico). Questa volta, a dirigere il primo horror casalingo sarà Gil Kenan, che proviene dal mondo dei cartoni animati, mentre i componenti della nuova famiglia che avrà a che fare con fantasmi e oggetti semoventi saranno Sam Rockwell, Rosemarie DeWitt, Saxon Sharbino, Kennedi Clements e Kyle Catlett. La storia è la stessa dell’82: nella casa di una famiglia della middle class iniziano a verificarsi strani ed inquietanti fenomeni, con fantasmi che comunicano tramite il televisore con la figlia più piccola, voci dall’oltretomba e oggetti che si muovono da soli. All’inizio la cosa sembra divertente, ma poi le forze del Male si scateneranno e la famiglia dovrà ricorrere all’aiuto di esperti e veggenti per liberarsene. “Poltergeist” fu forse il primo film ambientato tra le rassicuranti mura domestiche che ha reso spaventosi gli oggetti della vita di tutti i giorni ed anche il remake cerca di percorrere la stessa strada: se allora la televisione era l’unica porta di contatto con l’oltretomba, adesso anche l’iPhone, il gps e la telecamera digitale sono dei tramiti verso altre dimensioni. Il vero interrogativo è se il reboot riuscirà a non far rimpiangere l’originale, un autentico cult per milioni di fan in tutto il mondo.