Tutte le scuole italiane si sono riversate in piazza ieri per manifestare contro il ddl scuola; professori, studenti e sindacati, compresi i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, tutti insieme a protestare contro il governo Renzi, accusato di danneggiare ulteriormente la scuola pubblica con il decreto. Le affluenze maggiori si sono registrate a Milano e Roma: nel capoluogo lombardo il corteo è partito da piazza della Repubblica e si è snodato verso il centro con la partecipazione anche di una delegazione Fiom. All’inizio della manifestazione, è stato letto un ironico necrologio che dichiarava la morte della scuola pubblica, inoltre moltissimi manifestanti hanno sfilato indossando nasi da pagliaccio e maschere raffiguranti il premier Matteo Renzi con le orecchie d’asino e la scritta “bocciato” appesa al collo. Ma cortei simili ci sono stati anche al Sud, soprattutto in Puglia, dove sono affluiti migliaia di manifestanti anche da Calabria, Sicilia e Basilicata; parole di riprovazione sulla riforma della scuola sono giunte dal segretario generale della Cgil, Susanna Camusso: “Si vuole trasformare l’istruzione pubblica in una scuola che vale solo per coloro che vivono una condizione economica agiata – ha dichiarato – mentre il grande tema è quello di una scuola pubblica che contrasti la dispersione”. “Un governo che è riuscito a dire soltanto che non avremmo letto il ddl di riforma e che siamo degli squadristi è un governo che non ha argomenti per difendere il suo provvedimento” ha detto l’ex ministro, che ha inoltre aggiunto: “Questo non è uno sciopero politico, ma uno sciopero del personale della scuola. Io credo che ci sia un’arroganza infinita da parte del governo, che risponde ad un’obiezione tirando dritto, e un assenza di argomenti e idee su come bisogna cambiare”.