Un uragano politico si è abbattuto sulla Sicilia: per il reato di corruzione elettorale sono state arrestate a Palermo cinque persone, tra cui due deputati regionali. I fatti contestati risalgono alle elezioni regionali del 2012 all’Assemblea Regionale Siciliana e al comune di Palermo. Dato che è stata riconosciuta la loro pericolosità sociale, il gip Ettorina Contino ha disposto per tutti i fermati la misura cautelare dei domiciliari, a fronte delle 28 richieste presentate dalla procura palermitana. I domiciliari sono stati disposti per: Nino Dina, deputato regionale Udc e presidente della commissione bilancio dell’Ars; Roberto Clemente, del Pid – Cantiere popolare; Franco Mineo, di Grande Sud, che ritentò invano l’elezione nel 2012; Giuseppe Bevilacqua, del Pid, dipendente di una società del comune di Palermo; un finanziere, accusato di corruzione. “Gli arresti si vanno ad aggiungere, tra le altre cose, alla vergogna della gestione dei rifiuti a Palermo – ha dichiarato il sindaco del capoluogo siciliano, Leoluca Orlando – tant’è che l’intera Sicilia si domanda: ha ancora un senso questa autonomia speciale? Un’autonomia che permette a gruppi di criminali o di incapaci di impedire l’attuazione in Sicilia dei cambiamenti che si fanno in Italia e nel resto d’Europa?”. L’inchiesta “Agorà”, condotta dalla procura di Palermo, vede indagate 28 persone accusate, a vario titolo, di scambio elettorale, corruzione elettorale, peculato, usura e corruzione, nonché di malversazione ai danni dello Stato; centrale, secondo gli inquirenti, la figura di Bevilacqua. Sono stati infatti approfonditi i rapporti esistenti tra il politico palermitano ed alcuni esponenti della mafia locale, con particolare riferimento al mandamento mafioso con a capo Tommaso Natale, grazie ai quali Bevilacqua, per sua stessa ammissione e come emerso dalle indagini, già nel 2007 aveva ottenuto la nomina a consigliere presso la settima circoscrizione del comune palermitano.