Dopo i big, un altro film italiano è stato proiettato ieri al festival di Cannes nell’ambito della sezione “Un Certain Regard”: è “Louisiana, the Other Side” diretto dal meno famoso (ma non per questo meno talentuoso) Roberto Minervini, che uscirà nelle sale italiane il prossimo 28 maggio, distribuito dalla Lucky Red. Minervini, 44 anni e originario di Fermo, da anni ha scelto gli Stati Uniti come dimora e vive a Houston con la moglie texana: “Ho voluto raccontare un’America misconosciuta, ma tutt’altro che marginale – ha spiegato il regista all’Ansa – c’è un’America poverissima, con province in cui delle comunità sopravvivono a modo loro drogandosi con le metanfetamine per non essere costrette a pensare e dove piccoli gruppi di paramilitari si addestrano pensando di dover uccidere Obama”. Minervini, dopo essere sbarcato nel Nuovo Continente, non era neppure interessato a fare cinema: “Ho fatto tanti lavori e non credevo che il cinema potesse interessarmi. Ma il documentario si è impossessato di me, ho fatto tantissime ricerche per informarmi, ma la macchina da presa è giunta solo molto tempo dopo” ha detto. Ma “Louisiana” è prima di tutto un racconto filmico che usa lo stile del documentario; infatti, Minervini ha dapprima studiato a fondo queste comunità che filma, ha poi carpito la loro fiducia ed ha potuto iniziare le riprese: “E’ un’America terra di nessuno, piena di rabbia repressa – afferma – in Louisiana c’è un 60 % di disoccupazione, tra le più alte in America. Sono gruppi che tentano di sopravvivere, che provano a proteggere le loro famiglie ed il territorio, e per questo sarebbero anche disposte a far esplodere una violenza estrema contro le istituzioni, che non le rappresentano affatto”. E l’inquietante episodio dei gruppi armati lo esplica perfettamente. Il film, una produzione italo – francese prodotta, tra gli altri, da ARTE France Cinema e Rai Cinema, racconta insomma un territorio invisibile, ai margini della civiltà, e per questo con il rischio di diventare una polveriera.