In alcuni Paesi d’Europa è già una pratica comune e, tra pochissimo tempo, lo diventerà anche in Italia: si tratta della figura del donatore di organi “samaritano”, ossia una persona che effettua la donazione in vita senza conoscere l’identità del destinatario. Nei giorni scorsi, infatti, a Milano un paziente ha subito un trapianto di rene, ricevuto appunto da un donatore di buon cuore; nella precisione, è stata una donna a donare l’organo al paziente non meglio identificato. Questo tipo di donazione, la prima di questo genere nel nostro Paese, è avvenuto nell’ambito di un protocollo nazionale definito “cross over”, che pone come obiettivo l’incrocio di coppie non compatibili con altre che si ritrovano nella medesima situazione. Grazie a questo primo trapianto, infatti, ne sono seguiti altri cinque a ruota; maggiori dettagli saranno illustrati nel corso di una conferenza stampa, indetta dal ministero della Salute, a cui parteciperanno il ministro di quel dicastero, Beatrice Lorenzin, e il direttore del Centro Nazionale Trapianti Alessandro Nanni Costa. Nello specifico, il cross over è una procedura medica che viene messa in atto quando c’è un’incompatibilità di gruppo sanguigno; allora, una coppia donatore – ricevente entra così in un circuito nazionale che trova coinvolte altre coppie nella stessa situazione, per le quali è chiara l’impossibilità di procedere con il trapianto da vivente per un’incompatibilità immunologica. Una volta entrate nel circuito, le coppie possono “scambiarsi” gli organi, per dirla così, in modo che il donatore della prima coppia donerà al ricevente della seconda, e il donatore della seconda al ricevente della prima. Questa procedura si attua nel più assoluto anonimato e rispetto della privacy degli interessati, mentre gli interventi chirurgici vengono effettuati nel Centro dove sono iscritti i pazienti in attesa di trapianto.