Dopo essersi avvalso della facoltà di non rispondere appena è stato tratto in arresto, ieri Claudio Giardiello, l’uomo accusato di aver compiuto una strage giovedì scorso all’interno del tribunale di Milano, ha iniziato a parlare e a fornire la sua versione dei fatti: “Il tribunale mi ha rovinato, quel posto è l’origine di tutti i miei mali” avrebbe detto agli investigatori, confermando che il suo è stato un gesto di vendetta. L’uomo è attualmente detenuto al carcere di San Quirico di Monza e stamattina si sarebbe dovuto svolgere il suo interrogatorio di garanzia, effettuato dal gip Patrizia Gallucci, che ha ricevuto la richiesta di convalida dal pm Franca Macchia, ma è stato interrotto subito a causa di un malore improvviso di Giardiello che, in stato confusionale, è svenuto ed è stato portato in infermeria. L’interrogatorio è stato rimandato a lunedì. Al momento, l’imputazione per l’ex imprenditore è di omicidio plurimo premeditato e tentato omicidio, ma non si esclude che la procura di Monza stia pensando di ipotizzare anche il reato di strage. Intanto, già da ieri sono state rafforzate le misure di sicurezza nel tribunale milanese, come conseguenza della strage compiuta da Giardiello; sulla scalinata verso l’ingresso si è creata una coda lunghissima perchè gli addetti alla sicurezza hanno fatto passare ogni visitatore sotto il metal detector (tornato a funzionare) ed hanno esaminato il contenuto di ogni borsa o giacca, mentre l’atrio era sorvegliato da quattro carabinieri. Un’applicazione certosina in base alle norme già esistenti, che segue la linea di attuazione descritta l’altro ieri dal ministro della Giustizia Andrea Orlando, tant’è che anche l’ingresso laterale di via Manara, da dove Giardiello sarebbe entrato esibendo un tesserino falso, da due giorni è presidiato da addetti che controllano personalmente ogni tesserino o documento mostrato loro. Lunedì prossimo, è stato annunciato, sarà effettuata l’autopsia sui corpi delle tre vittime della strage: il giudice Ciampi, l’avvocato Appiani e il coimputato Erba.