Era latitante da tempo l’ex numero due del regime di Saddam Hussein. Lui Izzat Ibrahim al Douri, di anni 75 veniva spesso definito il braccio destro dell’ex presidente iracheno leader assoluto dell’Iraq dal 1979 al 2003, giustiziato il 30 dicembre 2006. Al Douri, che in seguito si era alleato con l’Isis (Stato islamico), è stato ucciso in Iraq dalle milizie sciite. A confermarlo è il governo di Baghdad, anche se la notizia viene smentita dal partito Baath iracheno. E, proprio il partito, che fu di Hussein, attraverso un comunicato alcuni esponenti scrivono: “Si tratta di una notizia assolutamente infondata”. Per avere la sicura ufficialità della morte di al Douri bisognerà ancora attendere l’esame del Dna sul corpo rinvenuto e dichiarato quello dell’ex numero due di Saddam. Intanto il governatore della regione di Salah ad Din, Raed Jabburi, (luogo in cui sarebbero stati giustiziati in un agguato da parte dei miliziani filo-governativi, anche 9 guardie del corpo), ha riferito che l’uccisione di Izzat Ibrahim al Douri è sicuramente “un duro colpo per l’Isis perché i jihadisti saranno indubbiamente demoralizzati da ciò”. Al-Douri viene descritto da molti come “la mente della strategia militare dell’Isis”. Tuttavia il pensiero di alcuni analisti locali è che la sua morte, che ancora è bene sottolinearlo, deve trovare conferme ufficiali, non intaccherà minimamente nel conflitto che sta imbastendo l’Iraq. I combattenti dell’Isis (jihadisti) sono ormai un esercito di oltre trentamila persone a differenza degli uomini di al Duri che non supera le 2mila unità. Inoltre vi è da dire che l’ideologia nazionalista dell’ex braccio destro di Saddam Hussein andava spesso a scontrarsi proprio con quella dell’Isis.