Il presidente dell’Anas, Pietro Ciucci, ha annunciato le sue dimissioni per metà maggio; lo ha fatto al termine di un incontro avuto ieri con il ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio, presso la sede del dicastero a Porta Pia. Comunque, già da parecchi giorni circolavano insistentemente voci su un suo possibile passo indietro, soprattutto dopo le dimissioni dei consiglieri di amministrazione Maria Cannata e Sergio Dondolini, per la cui sostituzione è stata convocata l’assemblea degli azionisti per l’approvazione del bilancio 2014 a maggio. 65 anni, Ciucci ha praticamente passato metà della sua vita nell’Anas lavorandoci per oltre 45 anni; nel 1996 era diventato direttore generale, carica che ha ricoperto fino all’estate del 2013. Nel 2006 era diventato presidente del Cda e nel 2011 era stato nominato Amministratore Unico di Anas finchè nel 2013 gli sono state conferite le funzioni di Amministratore Delegato. L’Anas è stata risucchiata in una bufera negli ultimi mesi, a causa di una serie di cedimenti strutturali di importanti arterie: lo scorso 10 aprile è crollato un pilone lungo l’autostrada A19 Palermo – Catania, spaccando di fatto la Sicilia in due.
Questo è stato l’ultimo di una fila di crolli che hanno interessato soprattutto le strade isolane: il 2 febbraio 2013 aveva ceduto infatti il viadotto “Verdura” lungo la statale 115 Agrigento – Sciacca, nel territorio di Ribera, rompendosi a metà; lo scorso 7 luglio fu la volta della statale 626 collegante Campobello di Licata, Ravanusa e Canicattì e in quell’occasione si sfiorò la tragedia, con un ponte che si piegò come un fuscello per quattro metri nel territorio di Licata, a causa di un cedimento strutturale. Il caso più emblematico, però, avvenne lo scorso gennaio, quando crollò il viadotto “Scorciavacche” della statale Palermo – Agrigento, che era stato appena inaugurato durante la vigilia di Natale 2014. Infine, ai primi di marzo crollò il viadotto “Italia” lungo l’autostrada A3 Salerno – Reggio Calabria, all’altezza degli svincoli tra Mormanno e Laino Borgo (Cs), causando anche la morte di un operaio.
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