La Farnesina ha confermato ufficialmente ieri che ci sono quattro morti tra gli ostaggi italiani sequestrati, insieme ad altri turisti, all’interno del Museo del Bardo di Tunisi da cinque miliziani, probabilmente seguaci del fantomatico Stato Islamico dell’Isis, nella giornata di mercoledì. Lo ha reso noto, ai microfoni di Sky tg24, Claudio Taffuri, capo dell’Unità di crisi del Ministero degli Esteri; durante il pomeriggio di giovedì, inoltre, il ministro Paolo Gentiloni aveva espresso “seri timori” a proposito dei due italiani dispersi, anche se, ha aggiunto, non è possibile al momento diffondere comunicazioni ufficiali finchè essi non ricompariranno fisicamente. Gentiloni ha inoltre parlato di una serie di feriti italiani ricoverati in alcuni ospedali della capitale tunisina, di cui uno “in condizioni particolarmente gravi”. Le vittime italiane dell’attentato al Bardo sono Francesco Caldara, 64 anni, di Novara e Orazio Conte di Torino, i quali si trovavano all’interno del museo al momento dell’irruzione dei terroristi; entrambi, uno impiegato in pensione e l’altro informatico, erano in vacanza con le rispettive compagne (rimaste ferite) in crociera sulla nave Costa Fascinosa ed erano padri di famiglia. Una delle figlie di Caldara, Greta, si è diretta immediatamente a Tunisi. Le altre due vittime sono Giuseppina Biella e Antonella Sesino, di Monza la prima, 72 anni, e di Torino la seconda. La Biella era in vacanza con il marito sulla Costa Fascinosa; si trovavano tutti e due a bordo del pullman mitragliato dai terroristi fuori dal museo, lei è finita sotto il fuoco delle mitragliatrici, mentre il marito è invece rimasto ferito. Sempre nel tardo pomeriggio di ieri, su un profilo Twitter riconducibile all’Isis (che ha inoltre rivendicato l’attacco) è comparso un post orribile e sciagurato: la foto di una delle vittime italiane, scaricata forse da un sito nostrano, marchiata con una croce rossa e corredata dalla scritta: “Questo crociato è stato schiacciato dai leoni del monoteismo”. Oltre che assassini sanguinari, i miliziani dell’Isis sono bravi anche a comporre supercazzole.