Ieri sera è arrivato il via libera della Camera alle riforme costituzionali; la Camera ha approvato il ddl sul nuovo Senato con 357 sì e 125 no, mentre il testo è tornato a Palazzo Madama in terza lettura. Come già annunciato, il M5S è rimasto fuori dall’aula durante la votazione, Sel invece ha protestato sventolando la Costituzione. Ma anche nel Pd non sono mancati momenti di grande tensione, con la minoranza che chiedeva di modificare l’Italicum; Forza Italia, inoltre, si è spaccata e 17 esponenti hanno scritto all’ex Cavaliere criticando le scelte sul provvedimento. Berlusconi ha replicando duramente dicendo basta a “protagonismi” e “distinguo”, mentre Matteo Renzi si è detto soddisfatto parlando di un Paese “più semplice e giusto” a partire da questo momento. In serata, il premier ha incontrato anche i parlamentari del Pd che si occupano di Rai e scuola. Tra i punti principali della riforma, ricordiamo, ci sono: 100 senatori eletti dai Consigli regionali, con meno poteri nell’esame delle leggi; nuovo federalismo, con abolizioni delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni e con alcune competenze strategiche riportate in capo allo Stato. La minoranza Dem ha criticato il contenuto e il metodo utilizzati nelle riforme: “Il patto del Nazareno – ha dichiarato Bersani – non c’è più, non si dica che non si tocca niente. O si modifica in modo sensato l’Italicum oppure io non voto più sì sulla legge elettorale e di conseguenza sulle riforme, perchè il combinato disposto crea una situazione insostenibile per la democrazia”. Nella lettera a Berlusconi, invece, i diciassette parlamentari di Fi (in primis Renato Brunetta) hanno chiesto all’ex premier un cambio di rotta criticando la decisione di non votare le riforme costituzionali.