Ornella Muti ha raggiunto il traguardo delle sessanta candeline; nata il 9 marzo 1955, l’attrice sembra aver sconfitto l’inevitabile trascorrere del tempo, infatti conserva sempre quello splendore e quel sex appeal che l’hanno consacrata come una delle attrici italiane più amate ed apprezzate, sia nel proprio Paese che all’estero. Una carriera folgorante, che l’ha incoronata diva nel corso di ben quarant’anni. Nata a Roma, figlia di un napoletano e di una scultrice estone, debutta sul grande schermo ad appena quindici anni, nel 1970, nel film di Damiano Damiani “La moglie più bella”, liberamente ispirato al famoso caso della siciliana Franca Viola, prima donna in Italia a rifiutare il matrimonio riparatore dopo aver subito uno stupro negli anni Sessanta. E’ il trampolino di lancio verso il cinema che conta: nel 1974 si conferma attrice impegnata con “Romanzo popolare”, in cui recita insieme al grande Ugo Tognazzi ed è diretta da Mario Monicelli. Durante le riprese si accorse di essere incinta della figlia Naike, concepita con l’allora compagno Alessio Orano (ha altri due figli, Carolina e Andrea, avuti da Federico Facchinetti). Un regista molto prolifico con cui girò ottimi film fu Marco Ferreri, che la diresse in “L’ultima donna” (accanto a Gerard Depardieu), “Storie di ordinaria follia” e “Il futuro è donna”. Ha recitato sempre con attori di serie A, oltre a Tognazzi, come Alain Delon e Jeremy Irons (in “Un amore di Swann”), Rupert Everett e Gianmaria Volontè (in “Cronaca di una morte annunciata” di Francesco Rosi) e nel 1988 vince il Nastro d’Argento con “Codice privato” di Citto Maselli, ottenendo anche una nomination agli “European Film Awards”. Negli anni Ottanta, insieme alla parentesi americana di “Flash Gordon”, si cimenta con la commedia recitando con Adriano Celentano in due film e facendosi apprezzare in “Tutta colpa del paradiso” di Francesco Nuti e “Io e mia sorella” di Carlo Verdone, che le valse un altro Nastro d’Argento. Che dire, una perla del nostro cinema, contesa da tutti.