Una recente ricerca targata Usa potrebbe addirittura far terminare per sempre l’ora legale: a quanto pare, nei lunedì immediatamente successivi al giorno annuale di introduzione delle lancette in avanti, ci sarebbe un’impennata di casi di infarto. Lo sostiene l’Università del Michigan, che farebbe risalire questo rischio di attacchi di cuore alla perdita di un’ora di sonno, nota conseguenza dell’ora legale, che tra l’altro sta per essere nuovamente messa in vigore negli Stati Uniti, a causa della primavera appena scattata. Secondo la ricerca americana, i casi di infarto aumentano nei lunedì dopo l’ora legale del 24 – 25 % in più rispetto ai casi di un giorno lavorativo normale; l’aumento degli attacchi di cuore inciderebbe molto sui quattro lunedì successivi all’introduzione, confermando l’ipotesi dei cardiologi che vede il lunedì come il giorno più “nero” per il cuore. La ricerca ha riguardato l’analisi dei dati relativi ai pazienti degli ospedali del Michigan tra gennaio 2010 e settembre 2013; tali analisi dimostrerebbero, inoltre, che tra settembre – ottobre, quando viene ripristinata l’ora solare, i casi di infartuati nei lunedì successivi all’introduzione diminuiscono radicalmente del 21 %. I dati sono stati anche usati come motivazione da diversi attivisti disseminati per gli States (in primo luogo, il Colorado e il New Mexico) che stanno sostendendo una campagna finalizzata all’abolizione del cambio d’orario due volte l’anno, promuovendo in alternativa un’ora legale che duri ininterrottamente durante i 365 giorni dell’anno. Secondo Hindter Gurm, il cardiologo che ha seguito le analisi, le ragioni dell’aumento degli infarti non sono state spiegate ancora scientificamente, ma sarebbero legate alla perdita di sonno: “I cambiamenti sono lievemente percettibili, ma, quando lo stress aumenta, i rischi di infarto sono più probabili”. La soluzione, secondo Gurm, è abituarsi lentamente all’ora legale per 15 minuti a notte, fino allo stabilizzarsi dell’orario.