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Germanwings, i parenti delle vittime incontrano i genitori di Lubitz

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Filippo Mammì

E’ stata subito piazzata una lapide nel villaggio francese di Le Vernet, ai piedi del massiccio dove si è verificato il disastro dell’Airbus A320 della Germanwings, per commemorare le vittime. Davanti alla lapide c’è già un immenso tappeto di mazzi di fiori, messaggi su bigliettini e fotografie per ricordare tutti i passeggeri, vittime innocenti della follia suicida del co – pilota Andreas Lubitz; proprio a Le Vernet, tra i viavai delle famiglie delle vittime, due giorni fa alcuni parenti dei passeggeri defunti hanno incontrato i genitori di Lubitz, giunti in Francia per essere interrogati a Marsiglia dalla Gendarmerie Nationale: “Non c’è rabbia nei loro confronti – hanno detto in molti – solo tanta comprensione”. Comprensione che però non è condivisa da tutti, almeno stando ai registri della chiesa di Seyne – les – Alpes, dove chiunque voglia può lasciare dei messaggi di cordoglio: tra le tante condoglianze scritte in moltissime lingue, ne compare una in cui qualcuno chiede “scusa perchè certe persone non meritano la vita”, un evidente riferimento al co – pilota Lubitz, ormai accertato essere il responsabile dell’assurdo disastro. Intanto proseguono le ricerche degli investigatori per ritrovare la seconda scatola nera dell’aereo, della quale finora è stato rinvenuto solo l’involucro; al momento, le ricerche, anche dei corpi dei passeggeri che non rispondono all’appello, sono ferme da ieri a causa del maltempo. La seconda scatola nera contiene i dati relativi al volo e alle manovre compiute durante il viaggio. Inoltre, nella casa di Lubitz nel villaggio tedesco di Montabaur, dove il co – pilota dell’airbus viveva ancora con i genitori, sono stati sequestrati dagli inquirenti alcuni documenti ritenuti interessanti, tra cui uno che getta una nuova luce, ancora più inquietante, sull’intera vicenda umana di Lubitz: un certificato medico che attesta che, proprio il giorno del disastro, Lubitz (sofferente da diversi anni di depressione) avrebbe dovuto essere in congedo, ma che invece l’uomo aveva tenuto nascosto a tutti, dalla compagnia aerea ai familiari.

Filippo Mammì

Sono giornalista professionista da due anni, ho 35 anni e sono di Reggio Calabria. Dopo un diploma in maturità classica e una laurea presso il DAMS dell'Unical (Università della Calabria) ho passato quasi dieci anni della mia vita a Roma, lavorando prima nel mondo del cinema (mansioni varie, niente di che!); in seguito, mi sono avvicinato al giornalismo (mia seconda passione dopo il cinema) frequentando il master di primo livello di Giornalismo presso la Lumsa, abilitativo all'esame da professionista presso l'ODG. Possiedo un blog su un sito locale e collaboro, oltre che con Cataniavera.it e Newspage.it, anche con Litalianews.it

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