L’ex segretario del Partito Democratico ha risposto ai renziani andandoci giù duro sia nei confronti della maggioranza che sul premier Matteo Renzi. «Se l’Italicum rimane questa, io non la voto e così Renzi va a fare un favore a Grillo», queste le parole pronunciate da Pier Luigi Bersani che prende le distanze dal lavoro del governo intimando di ritrovarsi a votare per l’ultima volta la riforma costituzionale. Ha persino incontrato al Colle il capo dello Stato Sergio Mattarella, per esporgli tutti i suoi dubbi sulle riforme. «Il Pd è casa mia, è casa nostra, e Renzi, che è il segretario – spiega Bersani – ha il dovere di tenere conto della sensibilità di tutti. Non vedo scissioni, però c’è un disagio di cui bisogna prendere atto, senza rispondere sempre» che si tira dritto. Alcuni esponenti renziani hanno accusato la minoranza del Pd di utilizzare l’arma della scissione «come metodo di persuasione per ottenere poltrone». Ma Bersani non ci sta e si dice ferito nell’aver letto che alcuni commentatori hanno sostenuto che la loro posizione sulle riforme sarebbe legata solo ed esclusivamente alle poltrone: «E’ offensivo – sostiene l’ex segretario dem – la mia poltrona la do volentieri a Verdini se questo è lo scambio, ma ci sono anche le idee» in quanto «non stiamo parlando di ammennicoli o fatti marginali, come li ha definiti Renzi, ma di democrazia, e mi preoccuperei che gli stessi commentatori tra cinque o anche sei anni dovessero commentare in modo diverso», poi tiene a ribadire che il suo voto favorevole al disegno di legge “Boschi” è stato l’ultimo. E intanto in aula, un altro uomo importante all’interno del Partito Democratico, Gianni Cuperlo si è espresso in maniera negativa sulle riforme costituzionali e su quella elettorale, in quanto secondo il suo parere non assicureranno un equilibrio.