Per il timore, scientificamente provato, di un cancro, l’attrice Angelina Jolie ha dovuto fare due scelte ardue, ma legittime: prima l’asportazione delle ghiandole mammarie e poi, con un’altra medesima operazione, le ovaie. La sua decisione è chiaramente dovuta a paure reali, come già accennato, ma adesso i medici di tutto il mondo temono che ciò possa spingere anche donne non a rischio di tumori a fare questo tipo di scelta scartando altre opzioni altrettanto valide. E’ una paura, per esempio, di Ketti Mazzocco, psicologa dell’Istituto europeo di Oncologia di Milano, secondo la quale l’effetto delle scelte dell’attrice hollywoodiana è ben presente in molte pazienti monitorate da lei, che presentano lo stesso rischio elevato di tumore della Jolie: “Proprio perchè è la decisione di un’attrice famosa che molte nostre pazienti, anche giovanissime, scelgono di fare il test genetico e poi l’intervento – spiega la Mazzocco – ci vorrebbe casomai un altro testimonial, questa volta a favore della sorveglianza attiva che è dimostrato essere altrettanto efficace”. Il punto focale, secondo la Mazzocco, è far accettare alla paziente la convivenza con il rischio: “Molte, giustamente, preferiscono risolvere il problema per non dover convivere con l’ansia di un tumore – ha dichiarato la psicologa – ora stiamo cercando di trovare altre modalità per convincere le pazienti che si ha una mutazione, non un tumore, una cosa ben diversa”. Infatti, i livelli di rischio sono diversi anche in chi ha la mutazione: “Bisogna prima di tutto capire da quando il gene si è mutato – sostiene Carmelo Pinto, presidente di Aiom, Associazione Italiana di Oncologia Medica – tenere conto di altri fattori e solo allora prendere la decisione. Si potrebbe fare come la Jolie, una scelta estrema, oppure ci si può sottoporre a controlli periodici per scoprire sul nascere eventuali tumori. Secondo molti esperti, è importante come dare la notizia al paziente”.