Due giornalisti di Al-Jazeera English, Mohamed Fahmy (canadese) e Baher Mohamed (egiziano) sono stati liberati dalla prigionia egiziana, dopo aver trascorso oltre un anno dietro le sbarre con l’accusa di terrorismo internazionale a causa di una presunta complicità con gruppi terroristici. Dalla rete si apprende che a mezzogiorno erano già riuniti nel Cairo con le loro famiglie. Un terzo giornalista, di nazionalità australiana, Peter Greste, era stato liberato due settimane fa e portato nel suo paese. Mohamed Fahmy era stato inizialmente condannato a 10 anni di carcere mentre Fahmy a sette; grazie agli appelli alla corte d’Egitto venne ordinato un nuovo processo che ribaltò totalmente la prima sentenza. Durante la prima sessione il giudice ha subito ordinato il loro rilascio in attesa della prossima udienza in programma per il prossimo 23 febbraio. La moglie di Mohammed, Jehane Rashed, ha riferito all’Associated Press che il marito è arrivato a casa verso le sette: “Continuerò a lottare per la libertà di espressione, e non voglio fare marcia indietro”, queste le prime parole del giornalista. Piccola curiosità: uno dei suoi figli è nato durante la sua detenzione.
L’arresto, la condanna e la liberazione
I tre giornalisti, che hanno lavorato per il canale in lingua inglese di Al-Jazeera, sono stati arrestati nel dicembre del 2013 e accusati di appartenenza ad una confraternita di matrice terrorista e di esserne diventati portavoce tanto da falsificare filmati suggerendo che l’Egitto avrebbe dovuto affrontare una guerra civile. Da qui prima la condanna e poi la lunga detenzione fino alla decisione della Corte di Cassazione, la più alta corte d’appello egiziana che ha ordinato un nuovo processo che li ha voluti scarcerati e dunque liberi, anche se temporaneamente, in vista della prossima udienza.