“Una capacità elaborativa di una pronta strategia manipolatoria”, “una forte tenuta psicologica” e “un’elevatissima capacità criminale”; sono queste le motivazioni contenute nelle 109 pagine depositate dai giudici del tribunale del Riesame di Catania attraverso le quali, il 3 gennaio scorso, hanno convalidato la detenzione in carcere per Veronica Panarello, la donna accusata di aver ucciso, il 29 novembre 2014, il figlioletto di 8 anni Andrea Loris Stival a Santa Croce Camerina (Rg). Le motivazioni non lasciano dubbi sulla colpevolezza della donna delineandone un profilo psicologico composto da egoismo, manipolazione ed impulsi incontrollabili: “Con agghiacciante indifferenza ha agito da assassina lucidissima ed ha approntato una reazione manipolatoria davanti alla morte del figlio – vi si legge tra le altre cose – arrivando ad inscenare un rapimento a scopo sessuale”. Quello che lascia di stucco, secondo i magistrati, sono l’indifferenza e la determinazione di questa donna nell’uccidere il proprio figlio, nell’organizzare la fandonia del rapimento e, soprattutto, nel disfarsi del corpo gettandolo in un canalone come un sacco dell’immondizia: “E’ evidente il forte rischio di inquinamento probatorio da parte dell’accusata – sostengono i giudici – quindi bisogna preservare le indagini dalla contaminazione che l’indagata potrebbe compiere”. Per quanto riguarda l’assenza di un movente chiaro nell’omicidio del piccolo Loris, i giudici avanzano l’ipotesi di “un’incontenibile furia aggressiva” contro il bambino, che quel giorno avrebbe scombinato i piani mattutini della madre con i capricci e la volontà di tornare a casa invece di andare a scuola: “Durante la discussione che i due hanno avuto la mattina del 29 novembre, Loris voleva rimanere con la mamma forse anche incuriosito dal suo look esteticamente curato per andare al corso di cucina nel castello di Donnafugata – sostiene il tribunale del Riesame – Veronica, esasperata dal comportamento del figlio, in preda ad un’ira incontrollabile lo avrebbe ucciso freddamente con le prime cose che le sono capitate in mano, le fascette, e gli avrebbe legato le mani con le stesse per simulare un omicidio a sfondo sessuale da parte di un estraneo”. Un delitto compiuto lucidamente e non in preda ad un raptus, dunque, causato da una circostanza occasionale che dimostrerebbe la pericolosità sociale di Veronica. Intanto, proseguono le indagini della procura di Ragusa per scoprire eventuali complici del delitto.