E’ iniziata da ore la rappresaglia dell’Egitto in Libia contro i miliziani dell’Isis, dopo che questi ultimi avevano pubblicato un video che mostrava la decapitazione di una ventina di cristiani copti egiziani lungo la costa libica ed avevano minacciato, neanche troppo velatamente, l’Italia: “Ci avevate visti in Siria, ora siamo qua, a sud di Roma”. Durante la notte di domenica e per buona parte della giornata di lunedì, l’esercito egiziano ha bombardato molti obiettivi riconducibili al Califfato islamico, tra Derna, Bengasi e Sirte; la notizia dei raid è rimbalzata sulla tv di Stato, dopo che il presidente Abdel Fattah Al Sisi aveva annunciato che l’Egitto si riservava il “diritto di rispondere”. Nel pomeriggio di ieri è avvenuto il terzo bombardamento sulla Libia. Inoltre, ieri mattina il premier Matteo Renzi ha avuto un colloquio telefonico con Al Sisi, durante il quale si è parlato ovviamente della grave situazione libica e di tutti gli sforzi politici e diplomatici da compiere nel contesto del Consiglio di Sicurezza Onu per riportare alla calma il Paese; il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shukri è stato infatti incaricato di andare subito a New York per partecipare alle riunioni necessarie dell’Onu e del Consiglio di sicurezza al fine di spingere per una riunione internazionale, che viene richiesta a gran voce anche dalla Francia. Secondo il ministro egiziano, le Nazioni Unite devono prendere le “misure adeguate” per risolvere la questione libica, perchè essa è “una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale”. Anche il premier libico Abdullah al Thani ha chiesto alle potenze mondiali di intervenire con azioni militari, altrimenti “l’Isis si sposterà nei paesi europei, a cominciare dall’Italia”.