Ieri è avvenuto un drammatico incontro alle Nazioni Unite, in cui Italia, Giordania, Egitto e il governo libico hanno chiesto al consiglio di sicurezza di revocare l’embargo sulla vendita di armi, in modo che il Paese nordafricano possa difendersi dagli attacchi dei terroristi islamici, in particolare dai miliziani del Califfato nero che tentano di destabilizzare la Libia ed espandersi oltre. Durante la seduta, si è sentito il senso di urgenza della richiesta e il nostro rappresentante permamente all’Onu, Sebastiano Cardi, ha espresso molto bene la situazione: “La comunità internazionale e i diretti interessati dovranno riportare all’ordine la Libia – ha spiegato – l’Italia è pronta a contribuire ad un monitoraggio del cessate il fuoco e a lavorare in missioni di addestramento per integrare l’esercito dei miliziani con l’esercito regolare”. Una missione italiana pronta all’azione, purchè l’Onu autorizzi l’operazione volta al riunificamento delle due fazioni in cui si è spaccata la Libia. Solo la riunificazione, è questo quello che credono molti, potrà contribuire ad estirpare le pericolose radici che l’Isis sta cercando di impiantare nel Paese nordafricano, provando ad occupare i centri nevralgici. Due giorni fa, inoltre, era intervenuto in prima persona anche il presidente statunitense Barack Obama: “Non esiste un conflitto tra civiltà – ha dichiarato – l’Occidente non è in guerra con l’Islam; quella di Al Qaeda e dell’Isis è una sfida al mondo intero, non solo all’America. Bisogna lavorare insieme ai nostri alleati, sarà dura, è vero, ma li sconfiggeremo”. Obama si è anche rivolto ai leader musulmani di tutto il mondo: “Nessuna religione è responsabile di terrorismo – ha detto – la violenza ai danni di innocenti non difende l’Islam, ma lo danneggia. Schieratevi nella lotta contro gli estremisti”.