La Presidente della Camera dei deputati, Laura Boldrini, ha parlato in merito ai disordini avvenuti la scorsa settimana durante lavori notturni per votare le riforme del governo. Il culmine è arrivato quando dei deputati del Partito Democratico e di Sel si sono presi letteralmente a ceffoni in faccia. La Boldrini invita tutti ad una riflessione e soprattutto all’impegno da parte di tutte le forze politiche perché non si verifichi mai più una cosa del genere. «Sono immagini che danneggiano le istituzioni», ha riferito la Presidente della Camera in una intervista rilasciata a ‘La Repubblica’. Per quanto riguarda la tagliola si dice contraria, in quanto non può essere la «scorciatoia per uscire da possibili ingorghi nei lavori parlamentari». Secondo la Boldrini dovrebbe essere interesse anche del governo l’abbassamento dei toni, e in questo senso chiama in causa direttamente il Presidente del Consiglio Matteo Renzi. La ricetta per il dialogo proposta dalla Presidente della Camera è quella di coniugare due diritti nella vita parlamentare, che sono «quello delle opposizioni di veder ascoltare le proprie ragioni» e quello della «maggioranza di portare al voto i provvedimenti ai quali tiene», in modo tale da portare il Parlamento a ritrovare il suo ruolo. Sempre sulla ormai famosa notte delle botte, Laura Boldrini spiega: «Guardi, io mi sono adoperata tanto perché il dialogo prevalesse e nessuno rimanesse escluso. Ho cercato di facilitare in ogni modo l’incontro tra i gruppi e con il governo, ho accordato alle opposizioni tempi aggiuntivi per la discussione, riaperto i termini per la presentazione degli emendamenti. Si doveva trovare un accordo politico e c’eravamo molto vicini, quella sera di mercoledì 11. Poi però è saltato tutto. Non c’è stata sufficiente capacità di ascolto reciproco. Gli atteggiamenti rigidi non producono sintesi». I lavori sono poi proseguiti nei giorni seguenti con solo la maggioranza presenze in aula. La Boldrini si dice molto rammaricata per ciò: «È un’immagine che non può lasciare indifferente nessuno. Le riforme della Costituzione andrebbero condivise il più possibile».