Nella giornata di ieri, il consiglio dei Ministri ha varato i decreti attuativi del Jobs Act, la riforma del lavoro. Il premier Matteo Renzi la definisce una giornata storica per l’attuale intera generazione. Il governo finalmente, afferma il Presidente del Consiglio, fa qualcosa contro il precariato e non contro i precari. Nonostante le commissioni che hanno analizzato i testi dei decreti, avessero chiesto la modifica, restano le norme sui licenziamenti collettivi. Durissime le critiche da parte dei sindacati, da una parte dello stesso Pd e dal Movimento 5 Stelle su tutti. “Circa 200mila persone come minimo passeranno dall’avere una collaborazione coordinata (co.co.pro.) a un lavoro a tempo indeterminato. Nessuno resterà solo neanche quando dovesse perdere il lavoro”, queste in sintesi le parole del premier durante la presentazione del Jobs Act. Ma cosa cambia in sostanza riguardo al precariato? Ecco alcune novità: l’assicurazione sociale sarà più lunga e dal 2016 vi sarà lo stop ai contratti co.co.pro., l’indennizzo diventa una regola generale in caso di licenziamenti ingiustificati, con indennizzo pari a due mensilità per l’anno di servizio. Il Jobs Act prevede inoltre un contratto a indennizzo crescente per i nuovi assunti se licenziati e indennizzi applicati anche ai licenziamenti collettivi in casi di violazione delle norme. I co.co.pro. in Italia sono poco più di 500mila il loro reddito medio annuo è pari a 10.200 euro. Le nuove regole della riforma del lavoro saranno valide già dal primo marzo, quando si potrà assumere sfruttando il Jobs Act. Il presidente del Consiglio ha presentato anche un nuovo disegno di legge approvato nella giornata di ieri dal consiglio dei ministri, sulla concorrenza. Il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, ha spiegato che si tratta di un disegno di legge che serve ad abbassare i prezzi dall’altra e ad aumentare la concorrenza. Il Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, Giuliano Poletti ha sottolineato che il governo punta a rendere normale l’assunzione a tempo indeterminato.
Dure critiche da parte dei sindacati e dalle opposizioni
Molte le critiche al Pd in merito alla riforma dell’articolo 18, soprattutto arrivate da una parte dello stesso Partito Democratico di Matteo Renzi, e di tutti i sindacati, Cgil, Cisl e Uil che parlando della Riforma del lavoro sono uniti nel dire che il Governo sta andando dalla parte sbagliata. Opinione condivisA dal Movimento 5 Stelle, dalla Lega Nord e da Sel.
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