E’ stato appena pubblicato a Ginevra un rapporto shock dell’Onu: in Iraq, i miliziani del fantomatico Stato islamico dell’Isis sarebbero arrivati ad uccidere e violentare le famiglie e, soprattutto, i bambini delle minoranze etniche. Nel documento si legge che proprio molti piccoli sarebbero stati “crocifissi”, “sepolti vivi” e “decapitati” nella maggior parte dei casi. Il comitato delle Nazioni Unite sui diritti dei bambini ha fatto appello al governo iracheno affinchè si impegni di più per proteggere i bambini e le famiglie prese di mira dai feroci combattenti del Califfato; il rapporto Onu cita “esecuzioni di massa di bambini, comprese decapitazioni e crocifissioni”. Il governo iracheno, in risposta, ha richiesto più fornimenti di armi da parte dell’Occidente e un maggiore addestramento delle sue forze. Nel frattempo, nel Nord dell’Iraq migliaia di cristiani locali hanno iniziato ad imbracciare le armi e ad addestrarsi per riconquistare le proprie città finite in mano ai jihadisti; secondo Newsweek, le unità di protezione della città di Ninive conterebbero al momento 3mila uomini addestrati al combattimento, mentre 500 cristiani sono già di stanza nei villaggi assiri al Nord e altri 500 si stanno ancora addestrando. I cristiani sfollati sono oltre 100mila e si trovano nella vicina regione curda insieme agli Yazidi, dopo che l’Isis è avanzato prepotentemente l’estate scorsa; l’iniziativa di chiamare alle armi la minoranza è del partito iracheno “Movimento democratico assiro” allo scopo di creare una zona per cristiani, yazidi e le altre minoranze: “Questa è una battaglia per riprenderci la nostra terra – ha dichiarato al Wall Street Journal Yonadam Kanna, parlamentare assiro – è come se le nostre radici di migliaia di anni siano state strappate con violenza da quelle terre”.