Il giornalista giapponese Kenji Goto, secondo ostaggio ancora nelle mani dell’Isis per il quale nei giorni scorsi era stato chiesto lo scambio con la terrorista irachena Sajida Rishawi, detenuta in Giordania, alla fine è stato decapitato come promesso nei vari ultimatum lanciati. Ad ufficializzare la barbara uccisione, un video mostrato dall’Isis, aggiunto al ‘Site’, il sito di monitoraggio del jihadismo, e diffuso su Twitter. Il tagliateste John il jihadista, che si è marchiato dell’ennesimo assassinio, con il suo accento inglese, ormai inconfondibile, lancia una condanna al premier del Giappone, Shinzō Abe: «Per colpa della tua decisione di partecipare alla coalizione satanica, sappi che questo coltello non taglierà solo la gola di Kenji ma verrà usato ovunque per colpire i tuoi cittadini. L’incubo per il tuo popolo è cominciato». E poi un grido rivolto verso tutti i giapponesi e tutti gli alleati di quella che continua a chiamare “coalizione satanica”: «Voi giapponesi, come i vostri stupidi alleati nella coalizione satanica, non avete ancora compreso che noi, per grazia di Allah, siamo un califfato islamico con autorità e potere, un intero esercito che ha sete del vostro sangue». Abe ha risposto al boia dell’Isis dicendosi indignato per un atto immorale e atroce di terrorismo, e assicura che il governo ha fatto tutto ciò che era possibile per ottenere la sua liberazione. Intanto Junko Ishido, la madre del giornalista, che nei giorni scorsi si era mobilitata tramite video messaggi e appelli a chiunque per poter riabbracciare il figlio, intervistata dai news giapponesi ha detto di non riuscire a trovare le parole giuste per descrivere i sentimenti sul tragico epilogo: «Spero che la gente capisca che Kenji era un uomo attento e coraggioso». Kenji Goto, aveva 47 anni ed era stato catturato dai miliziani lo scorso ottobre quando si trovava nello stato della Siria con l’obbiettivo di riuscire ad ottenere la liberazione di un altro giapponese nelle mani dell’Isis, Haruna Yukawa.