Un’altra invenzione italiana potrebbe regalare una rivoluzione nel campo della tecnologia: stiamo parlando del dispositivo a raggi Terahertz, a metà tra gli infrarossi e il microonde, capaci di funzionare su una lunghezza d’onda maggiore rispetto alla luce visibile e potrebbero tornare utili sia come nuovi body scanner che per effettuare il monitoraggio ambientale oppure il controllo degli alimenti. Il dispositivo è stato realizzato dalla Scuola Normale Superiore di Pisa e dall’istituto di Nanoscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche, e la sua costruzione è stata effettuata da un team di ricerca guidato da Miriam Serena Vitiello. Le onde Terahertz, assicura il team, permettono di compiere radiografie in modo sicuro, non invasivo e low cost: “I nostri rivelatori operano a temperatura ambiente meglio delle tecnologie disponibili sul mercato – assicura la Vitiello – il Terahertz è uno spettro elettromagnetico che può penetrare materiali come carta e tessuti di solito opachi alla luce naturale ed è una radiazione assolutamente non rischiosa per la salute”. Per avere una tecnologia sensibile per queste onde, difficile da reperire, i ricercatori hanno lavorato sui dispositivi, composti da antenne e transistor basati su nanofili fatti di semiconduttori di diversi tipi; le antenne catturano la radiazione e la convogliano direttamente ai nanofili, cosa necessaria altrimenti non funzionerebbero con energie meno potenti. I nanofili operano in concerto con le onde Terahertz a elevatissima efficienza, che colpiscono l’oggetto da analizzare; il segnale di ritorno è captato dal nanorivelatore che permette di ottenere le immagini. Secondo la dottoressa Vitiello, le onde Terahertz interagiscono con materiali e sostanze gassose arrivando a sintetizzare anche la loro composizione, quindi sono utili per svariati scopi, dai controlli di sicurezza a quelli della qualità dei cibi, e tanti altri.