Si è spento ieri, nella sua casa di Los Angeles, l’attore, regista e musicista Leonard Nimoy, il mitico (ed epico) dott. Spock di “Star Trek”; aveva 83 anni ed era ammalato da tempo di una gravissima malattia polmonare nonostante avesse smesso di fumare da oltre trent’anni. Lo stesso Nimoy aveva annunciato la sua malattia un anno fa, nel febbraio 2014, con un tweet. Anche se la sua carriera cinematografica e televisiva comprende più di cento titoli, Nimoy è rimasto impresso nell’immaginario collettivo per il celeberrimo personaggio del dott. Spock, ufficiale vulcaniano dalle orecchie a punta in servizio sull’astronave Enterprise della serie tv (e saga al cinema) “Star Trek”. Quel suo personaggio, privo di emozioni umane ma epico nella sua etica d’altri tempi, era tornato ad interpretarlo nel 2013 in “Into Darkness – Star Trek” e gli era valso, nel corso della sua vita, tre nomination agli Emmy, mentre una quarta gli era arrivata per una partecipazione in una serie tv su Golda Meir. Al cinema aveva interpretato più di cinquanta film, in parti più o meno importanti, a partire dagli anni Cinquanta; alla fine dei Sessanta, quando la serie di Star Trek fu cancellata (il vero successo arrivò con le riedizioni negli anni Settanta), Nimoy entrò nel cast della serie “Missione impossibile” in cui interpretò, dal 1969 al 1971, il ruolo dell’incredibile Paris, un agente segreto esperto prestigiatore e truccatore, e poi ebbe una parte nel western “Catlow” (1971), al fianco di Yul Brynner e Richard Crenna. Ma Nimoy, figlio di ebrei ucraini emigrati negli Stati Uniti, era anche un bravo regista: suo il film di grande successo degli anni Ottanta “Tre scapoli e un bebè”, con Tom Selleck, Ted Danson e Steve Guttemberg, ed anche due titoli della saga cinematografica di “Star Trek”, e, per non farsi mancare niente, era un ottimo musicista. Lo sapevate che la canzone del 1968 “If I had a hammer”, cantata da Pete Seeger e poi rieditata da Rita Pavone come la celebre “Datemi un martello”, l’aveva scritta proprio lui? Ad ogni modo, resterà il dott. Spock per sempre, ed egli stesso ne era consapevole, avendo scritto ben due autobiografie intitolate “Non sono Spock”, del 1977, e “Sono Spock” del 1995.