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La strage di Charlie Hebdo: ecco chi erano le dodici vittime

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Filippo Mammì

La strage alla redazione del giornale satirico parigino “Charlie Hebdo” ha lasciato a terra dodici persone, dieci giornalisti e due poliziotti. Le vittime barbaramente uccise all’interno degli uffici, tra scrivanie e pc, sono: il direttore del giornale e vignettista Charb (Stephane Charbonnier), i vignettisti Cabu (Jean Cabut), Georges Wolinski, Tignous (Bernard Verlhac) e Philippe Honorè, l’editorialista ed economista Bernard Maris, la psicologa Elsa Cayat, l’ex consigliere del sindaco di Clermont Michel Renaud, il correttore di bozze Mustapha Ourrad (algerino come gli assalitori), l’addetto alla portineria Frederic Boisseau. Le altre due vittime sono i poliziotti Franck Brinsolaro e Ahmed Merabet, quest’ultimo ucciso mentre era già a terra. Buona parte delle persone uccise costituivano la quintessenza della redazione del periodico satirico, nato nel 1970 dalle ceneri del “Hara Kiri Hebdo”, chiuso immediatamente dopo la pubblicazione di una copertina giudicata offensiva nei confronti di De Gaulle, appena morto. Charb, 47 anni, era diventato direttore del settimanale nel 2009; Cabu, Tignous e Wolinski erano invece i vignettisti di punta, Cabu era addirittura uno dei redattori storici del giornale. Charb era considerato un paladino della libertà di espressione senza limitazioni e lo aveva dimostrato pubblicando, tra le altre cose, le famose vignette danesi su Maometto del 2006, quelle che avevano infiammato enormemente il mondo islamico; secondo lui, l’uso del disegno era un modo come tanti per combattere, per “sublimare la violenza, chissà cosa saremmo diventati senza la matita”.

Cabu, 77 anni, era invece uno dei maggiori disegnatori francesi; non solo un vignettista, ma un maestro del reportage a fumetti, dotato di una tecnica vicina al linguaggio cinematografico. Aveva creato due personaggi che riscuotevano grande successo tra i lettori del Charlie Hebdo: il Grand Duduche, uno studentello alto e imbranato, e il Beauf, tipico clichè del cittadino francese medio. Wolinski era un altro maestro del fumetto, conosciuto anche in Italia dove alcuni suoi disegni erano comparsi sul mensile “Linus”, diretto da Oreste del Buono. Figlio di un polacco e di una franco – italiana, ottantenne, Wolinski era anche un ottimo scrittore e un autore del fumetto erotico francese, attento alla condizione femminile e ai cambiamenti sociali.

Bernard Maris era un importante editorialista del giornale, molto seguita era la sua rubrica “Oncle Bernard”. Tignous, 58 anni, non era famosissimo come gli altri colleghi, ma era lo stesso molto pungente e provocatorio, come quando aveva sfottuto Gerard Depardieu, in fuga dalla Francia per non pagare le supertasse, ironizzando sulla sua stazza con una vignetta in copertina o quando disegnò un’immagine – frecciata sulla “primavera araba”. Philippe Honorè era un altro vignettista, il suo nome d’arte era semplicemente Honorè. Molti colleghi hanno voluto rendere omaggio ai morti nella strage con alcuni disegni, il primo è stato il caricaturista Plantu di “Le Monde”: un disegno con la sua mano che regge una matita rosso sangue che scrive: “Con tutto il cuore con Charlie Hebdo”.

Filippo Mammì

Sono giornalista professionista da due anni, ho 35 anni e sono di Reggio Calabria. Dopo un diploma in maturità classica e una laurea presso il DAMS dell'Unical (Università della Calabria) ho passato quasi dieci anni della mia vita a Roma, lavorando prima nel mondo del cinema (mansioni varie, niente di che!); in seguito, mi sono avvicinato al giornalismo (mia seconda passione dopo il cinema) frequentando il master di primo livello di Giornalismo presso la Lumsa, abilitativo all'esame da professionista presso l'ODG. Possiedo un blog su un sito locale e collaboro, oltre che con Cataniavera.it e Newspage.it, anche con Litalianews.it

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