Alexis Tsipras ha fatto sapere che, nel caso di una vittoria del suo partito Syriza alle elezioni politiche greche di domenica 25, il nuovo governo “non rispetterà degli accordi firmati dal suo predecessore”. Lo ha annunciato ieri ad una conferenza stampa presso il centro Zappeion di Atene, dove si effetuerà il centro stampa delle elezioni: “Il nostro partito rispetta solo gli obblighi che derivano dalla partecipazione della Grecia alle istituzioni europee – ha continuato Tsipras – ma l’austerity non rientra nei patti di fondazione dell’Unione Europea”. Ieri, ultimo giorno per i comizi, il leader di Syriza è stato irrefrenabile durante gli sgoccioli della campagna elettorale: “Il vero dilemma delle elezioni è scegliere tra la continuazione della tragedia e dei sacrifici senza fine o il ritorno alla “sperzna”, allo sviluppo, alla normalità ed alla democrazia”. Se i cittadini greci sceglieranno Syriza, ha proseguito Tsipras, allora il 26 gennaio, il giorno dopo le elezioni, potrebbe diventare una pietra miliare storica. Le parole e l’operato di Tsipras sono state accolte con entusiasmo anche da alcune forze politiche italiane: secondo Nichi Vendola, durante il congresso Sel a Milano, Tsipras “forse vincerà le elezioni e così Atene manderà un messaggio straordinario all’Europa: è da sinistra che può arrivare la salvezza europea, non da destra e dall’austerity”. E ieri a fianco di Tsipras c’erano anche i trecento italiani che formavano la cosiddetta “Brigata Kalimera”, intelletuali e no global giunti ad Atene per sostenere le ultime battute della campagna elettorale.
Il ministro Schaeuble: “Se non rispetta i patti, Grecia fuori dal piano Draghi”. L’allarme di S&P
“Se la Grecia rifiuta il programma, sarà automaticamente fuori dal piano Draghi”. Lo ha detto senza giri di parole il ministro dell’Economia tedesco Wolfang Schaeuble, durante il Wef di Davos, che ha aggiunto: “La Germania ha fatto molto per la Grecia e, euro o no, il Paese ha bisogno di riforme strutturali. Negli ultimi anni ha fatto più progressi delle attese”. E dall’agenzia “Standard and Poor’s” arriva un segnale preoccupante: se alcuni partiti euroscettici dovessero prendere il potere, allora i rating sovrani dei Paesi europei potrebbero diminuire. Insomma, se un governo dell’Eurozona dimostrasse di “non volere o potere accettare i vincoli monetari e di bilancio dell’Ue, allora il suo merito di credito si indebolirebbe, velocemente e notevolmente”.
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