La procura di Roma ha deciso di chiedere il rinvio a giudizio per l’ex calciatore Diego Armando Maradona, reo dell’accusa di diffamazione nei confronti di Equitalia, precisamente nella persona dell’ex presidente Attilio Befera. Il reato contestato risale al 2012: Maradona in quell’anno aveva rilasciato una serie di dichiarazioni in cui sosteneva di essere vittima di una persecuzione, a suo dire strumentale, da parte di Equitalia. L’udienza davanti al gup romano Chiara Giammarco è prevista per il prossimo 18 marzo. I pm hanno contestato lo stesso reato anche all’avvocato difensore di Maradona, Angelo Pisani. Equitalia si costituirà parte civile tramite gli avvocati Emilio Ricci e Antonella Follieri. Secondo il capo d’imputazione, l’ex bomber del Napoli avrebbe, tra maggio e giugno 2012, fatto delle dichiarazioni, tra interventi pubblici ed interviste agli organi d’informazione (famosa quella a “Che tempo fa”, in cui, mentre Fabio Fazio lo intervistava, il “Pibe de oro” ribadì le accuse contro Equitalia, terminando la sua dichiarazione con il gesto dell’ombrello) di essere perseguitato da Equitalia, sulla base di una documentazione falsa e alcune procedure irregolari, sostenendo di essere stato portato vicino a gesti irreparabili, come successo ad altre persone. Maradona, tramite il suo legale Pisani, ha subito ribattuto: “Non c’è nessuna violazione e tanto meno diffamazione – ha dichiarato – il diritto di difesa è previsto dalla Costituzione. Maradona – ha continuato Pisani – ha solo legittimamente esercitato il suo diritto di difesa nella sua estraneità ad addebiti inesistenti. Egli è stato vittima mediatica di infondate pretese, pertanto il suo invocare giustizia e negare gli addebiti illegittimi è garantito dal diritto di denuncia. E poi a valutare non dovrebbe essere la procura romana – ha concluso Pisani – le dichiarazioni sono apparse su un giornale di un’altra città”.