Una strage di studenti è avvenuta in Pakistan dove un commando di kamikaze talebani ha attaccato la scuola pubblica militare di Peshawar provocando oltre 140 vittime. Dati non ancora definitivi parlando di 146 morti tra cui 132 minori con 122 feriti. Quattro gli aggressori rimasti uccisi, ma due di loro si sono fatti esplodere riuscendo ad aumentare di molto il numero delle vittime. Sono entrati 6-7 terroristi nell’edificio che ospitava 500 alunni, con addosso divise militari per camuffarsi, e passando per ogni classe lasciando partire colpi di arma da fuoco contro gli stessi bambini e ragazzi, di cui alcuni di loro sarebbero nelle mani come ostaggi dei terroristi ancora in vita. Due dei terroristi erano imbottiti di tritolo, altri due erano dei cecchini professionisti. Secondo il Primo Ministro della repubblica islamica del Pakistan, Nawaz Sharif, si tratta di una tragedia senza precedenti a cui seguiranno tre giorni di lutto nazionale. «Abbiamo scelto con attenzione l’obbiettivo da colpire con il nostro attentato. Abbiamo colpito proprio la scuola perché l’esercito tramite il governo colpisce le nostre famiglie e le nostre donne, dunque vogliamo che provino il nostro stesso dolore», con queste parole i talebani pakistani hanno rivendicato attraverso un comunicato gli attacchi terroristici alla scuola militare di Peshawar. Ma uno dei portavoce tiene a precisare: «Avevano però l’ordine di colpire il personale dell’esercito, non gli studenti».
«All’improvviso ci sono stati degli spari»
Uno degli studenti, rimato ferito durante gli spari, ha riferito alla stampa locale: «Intorno alle 10 e 30 circa c’era una funzione all’interno della sala, c’erano dei militari e all’improvviso ci sono stati degli spari. Non lo so cosa sia successo di preciso però ho visto molte persone all’interno della scuola. Iniziati gli spari mi hanno ferito mentre altri sono stati uccisi». Un altro rimasto incredibilmente illeso ha dichiarato: «Nel momento in cui sono iniziati gli spari il nostro insegnante ci ha fatto mettere in un angolo dicendoci di tenere la testa bassa. Dopo circa un’ora, quando sono diminuiti gli spari, sono arrivati uomini dell’esercito per salvarci. Mentre ci incamminavamo per uscire abbiamo visto nei corridori alcuni morti e alcuni feriti, alcuni erano miei amici».
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